Secondo gli organizzatori, il movimento venetista ‘Plebiscito.eu., il referendum consultivo online per l’indipendenza del Veneto dall’Italia ha conteggiato 2 milioni 360 mila 235 voti, pari al 73% del corpo elettorale regionale. I sì sono stati 2 milioni 102 mila 969, pari all’89%, i no 257.276 (10,9%).
Si tratta di dati che vanno presi con le dovute cautele, pur senza ignorare il valore netto di un’indicazione che certifica, comunque, il malessere diffuso di una delle più importanti regioni italiane.
Naturalmente questo tipo di “autodeterminazione sulla Rete” è cosa ben lontana da una secessione, né può essere paragonata a quella recente della Crimea, oppure a quella invocata per anni dalla Scozia.
Eppure le entusiastiche dichiarazioni degli organizzatori del plebiscito popolare fanno pensare che ci saranno, comunque degli strascichi.
«Tutto il Veneto e anche gran parte d’Italia – si legge in una nota di Plebiscito.eu – ci sta sostenendo. Anche dalle altre regioni sta emergendo la consapevolezza che la strada del diritto di autodeterminazione che in Veneto sta trionfando è l’unica soluzione per liberarsi dal peggiore mostro burocratico del mondo occidentale. La bestia sanguinolenta dello Stato italiano è odiata da tutti i suoi sudditi in ogni dove».
La “cartina di tornasole” capace di rilevare la “basicità” o l’“acidità” di tutta questa vicenda resta sempre la rete ed i commenti rivelano anche alcuni retroscena che i numeri da soli non sono in grado di fornire.
Così si va dal sarcasmo di “Viva il Veneto liberato: mutande verdi per tutti!” alla critica incisiva di “E’ stata una farsa, lo dico da veneto, nato e cresciuto nella stessa casa veneta in Provincia di Treviso. In Piazza dei Signori ieri sera c’erano si e no 150 persone (in pagina alcuni fermo immagine di una televisione locale). I discorsi e le battute, mi ricordano moltissimo lo pseudo movimento dei forconi” sino al “tombale” “referendum farsa, ridicolo come quello di Putin in Crimea” oppure all’ironico “A**o quindi, la settimana prossima che torno in veneto mi serve il passaporto?”.
Esistono, comunque, analisi più approfondite. C’è chi, come l’utente “giaramodon” sul blog di un giornale veneto scrive: “La maggior parte delle persone che conosco (vicini di casa, colleghi, clienti), nemmeno sapeva che il “referendum” esistesse. Non conosco nessuno che abbia ricevuto le “credenziali”. So, per esperienza professionale, quanto sia difficile ottenere informazioni dalle anagrafi comunali (lo è anche per altri uffici pubblici) con i quali incrociare i dati degli iscritti a votare. Tutto ciò mi induce a prendere poco sul serio i numeri millantati. Detto questo, il malessere dei Veneti e di gran parte degli Italiani è un dato reale, ma non lo si risolve né con queste votazioni taroccate, né schierandosi sotto la bandiera russa che ho visto sventolare nel filmato. P.S. Se il 73% dei Veneti sapesse usare internet sarebbe una gran bella notizia”.
Si scopre, poi, che il sistema di voto e di controllo del voto aveva qualche “piccola” falla. Scrive l’utente “celafaremo!”: “Si possono anche avere buone ragioni per protestare contro gli scrocconi e spreconi delle caste …ma quando fai un referendum digitale per l’autodeterminazione del popolo veneto, si suppone che siano i veneti a votare, quelli che hanno residenza lì, quindi gli aiutini dalle altre regioni andrebbero esclusi …per esempio, il mio aiutino di lombardo che vota pd, che sono entrato tranquillamente a votare online, visto che bastava una email valida e dati di residenza fasulli… se avessi avuto 10 indirizzi email validi, cosa fattibile, avrei dato 10 sì…. ma è serio ?”.
Qualcuno, a quest’ultima precisa accusa replicherà che le verifiche “batch” vengono effettuate dopo la chiusura della raccolta voti, per motivi di praticità. Si incrociano i dati forniti con il numero del documento, rilevati dall’anagrafe elettorale dei Comuni, e vengono eliminati i voti tarocchi. I voti conteggiati sono solo quelli che hanno corrispondenza con l’anagrafe elettorale.
Tale puntualizzazione non regge. Infatti, i dati su quel 73% del corpo elettorale regionale e quei 2 milioni 102 mila 969 di “sì” sono stati comunicati appena chiuse le urne, quindi (a meno di essere dotati di velocità supersonica nell’incrociare voti ed anagrafe) non è stato possibile “separare il grano dal loglio”, ergo, con tutta la buona volontà, non si può conoscere la reale entità del presunto “plebiscito”.