Leggevo non ricordo dove (ecco perché questo blog non può essere considerato una testata giornalistica) che c’è uno stretto rapporto causa-effetto tra la crescente presenza di plastica nelle nostre case, e in genere in tutti gli ambienti che frequentiamo quotidianamente, e l’abbassamento dell’età in cui ragazzi e le ragazze salgono, lieti e pensosi, il limitare di gioventù (cit.). Sostanze cioè che agiscono da catalizzatore e favoriscono la maturazione fisica e conseguentemente sessuale dei più giovani, anticipando nei punti – diciamo – giusti del corpo la mutazione adolescenziale. Il problema è che, a quanto pare, il cervello invece resta lì, ancorato alla sana immaturità e alla insana mitologia puberale, fatta di cose da piccoli non più piccoli che però necessitano ancora il filtro dei genitori. Un aggiornamento circa la fonte: mia moglie mi ricorda di avermi dato lei questa informazione, dopo averlo sentito in un documentario scientifico. Tantomeno ora sono una testata giornalistica. Ma torniamo a noi.
Se inscriviamo questo processo nella splendida cornice di tutto quello da adulti che si vede in giro, per non parlare dei video e dei format di MTV, la visione dell’innocenza secondo Antonio Ricci e via dicendo, per i genitori di bambine, e guarda caso il Vostro appartiene a questa categoria, non è certo un bel momento. E io che pensavo che toccato il fondo di “Non è la rai” non ci sarebbe stato altro, che bastasse oscurare le reti Mediaset per non incorrere nel cattivo esempio delle ninfette e dei fauni in competizione, del loro bisogno di esprimersi danzando e cantando per i loro coetanei, se non per gli adulti. Questo fenomeno di imbarbarimento ormai sembra veleggiare verso lidi inesplorati e rischiosissimi, proprio ora che tocca anche a me, mannaggia, reggere il timone.
Ma l’insieme di giovanissimi su cui il mercato punta per incrementare il loro peso decisionale in famiglia, fornire in offerta speciale quel minimo di autorevolezza utile a far pesare una opinione nella scelta dei prodotti e, in genere, nei consumi familiari e individuali, è oltremodo eterogeneo. L’uditorio può quindi disorientare l’osservatore. La categoria a cui questo gruppo in condizioni normali (diciamo fino a due o tre generazioni fa) apparterrebbe, mantiene strascichi di caratteristiche ancora infantili, perché è composta dagli stessi che comunque non si vergognano ancora a giocare con i loro fratelli minori, vanno in vacanza con i genitori, non possiedono mezzi di trasporto a motore e che, basta allargare di poco i parametri, può essere estesa anche ai bambini più piccoli. È la costante catena delle miniature: bambini mini-adolescenti, ragazzi mini-adulti, con la supervisione di adulti mai vecchi.
E a proposito di teens, provate a mettere in fila quelli già di là vicino a quelli ancora di qua, alti uguali e della stessa età ma l’uno poco più che un bambino e l’altro che si rolla una canna, oppure osservate la fanciulla per cui il ballo è il movimento di un gioco collettivo e la sua coetanea per cui invece è un mezzo di seduzione individuale imposto dalla cultura imperante che sulla seduzione non stop si basa, a maggior ragione se in realtà non sta ballando ma imita solo un modello assorbito dalla TV. Ecco, metteteli in fila, chiudeteli in un’aula scolastica e provate a pensare a un programma che vada bene a tutti. Io gli insegnanti delle scuole medie non li invidio proprio per nulla. E, finché mi è possibile, nemmeno i genitori dei loro alunni.