Se siete convinti che impostare il vostro browser su "navigazione in incognito" basti per diventare invisibili sul web vi sbagliate di grosso: questo è il riassunto di un analisi condotta dall'ingegnere informatico americano Brett Thomas.
Brett Thomas ha trovato che qualsiasi tipo di browser lascia traccia sul web riguardo la sua configurazione, i plugin che sono stati installati e il luogo dal quale ci si collega; a questo si uniscono le pressioni dei pulsanti social (come il "mi piace" di Facebook oppure il +1 di Google Plus) presenti sui vari siti e i banner pubblicitari. E in base a ciò si può tracciare un modello completo ed esaustivo del carattere della persona che sta navigando. Da questo punto incrociare queste informazioni con i dati anagrafici è un gioco da ragazzi e in poco tempo si può risalire a un nome e cognome.
Questo, almeno, è quello che farebbe un hacker piuttosto burlone - ci dice Brett Thomas - ma un malintenzionato serio può arrivare a carpire informazioni più "delicate" come numeri di carte di credito utilizzate in rete o password di servizi in abbonamento.
Il canale di informazioni che sfruttano gli hacker comprende i siti porno, principalmente, e i banner pubblicitari in essi contenuti, la vera e propria minaccia per la privacy dell'utente. Brett Thomas sostiene infatti che sono proprio i servizi pubblicitari a seguire online l'utente per determinarne i gusti e quindi proporre banner ad hoc ma, questa attività da segugi può essere svolta nel senso opposto da chi ha intenzioni meno legali.
Per cui, stando alle parole di Brett Thomas, comparse in un post dal titolo parecchio inquietante (Online Porn Could Be the Next Big Privacy Scandal), chiunque abbia mai visitato una pagina di un sito porno potrebbe vedere comparire il suo nome in una lista mondiale che rappresenterebbe forse la violazione della privacy più grande che la società virtuale abbia mai dovuto fronteggiare.