Magazine Cultura

secondo capitolo della Rubrica DOWNLOAD: TERRITORIES

Creato il 19 dicembre 2012 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Questa rubrica non incita al download dei film su internet ma è dedicata a tutte quelle pellicole soprattutto straniere che non arrivano in Italia perchè non trovano una distribuzione e sono visionabili quasi esclusivamente attraverso canali peer to peer accessibili in rete e gestiti da siti di cui noi non siamo che potenziali usufruitori.

Scaricare i film su internet è illegale.

Anno 2010

Durata 95′

Nazionalità Canada

Genere Horror

Regia Olivier Abbou

secondo capitolo della Rubrica DOWNLOAD: TERRITORIES

Tra canadesi e americani, si sa, non corre buon sangue. I primi reputano i secondi dei violenti guerrafondai, questi ultimi etichettano sovente i primi come delle fighette progressiste.

Siamo, naturalmente, nel campo dello stereotipo, in quanto è ciò di cui, drammaticamente, argomenta Territories (2010). Film simbolicamente borderline, a cavallo o quasi tra due civiltà, confini (nello specifico quello che geograficamente divide gli Stati Uniti d’America dal Canada) e attitudini mentali maledettamente agli antipodi.

Quello scritto e diretto da Olivier Abbou è un horror trasversale, capace di picchiar duro. Non tanto al corpo, quanto alla testa: ciò che offre è un sentimento derivativo della paura, che al brivido lungo la schiena o alle mani sugli occhi, antepone il rosicchiare della corteccia celebrale. Territories sfiora i modelli del “torture porn” e della “nouvelle trouille”, facendoli propri appena prima di lasciarli in un cantuccio a riposare, s’interroga attorno alla necessità dell’effetto truculento per poi rinunciarvi, dedicandosi al suo vero obiettivo: l’orrore reale e tangibile, custodito nelle profondità dell’America redneck e bifolca; diretta eredità del primo Non aprite quella porta (1974).

Abbou, dal canto suo, non necessita di motosega alcuna, bensì di 5 potenziali vittime e 2 carnefici certi, retaggio di un paese vero in quanto stereotipo, deciso a ricreare nel silenzioso cortile di proprietà la sua Guantanamo personale.

secondo capitolo della Rubrica DOWNLOAD: TERRITORIES

Sul confine tra Stati Uniti e Canada, ad un passo dalla salvezza, Territories piccona quel che resta degli USA pre-Obama: Camp Delta compreso. La vera America, quella contadina e tradizionale, ama le tute arancioni e sente nostalgia di Camp X-Ray come di Abu Ghraib. Tanto da replicarne, in scala, usi e costumi. 

Non vi è compiacimento in Territories, né exploitation alcuna. Abbou asciuga, sporca e suggerisce. Gli interpreti, parimenti a regia e fotografia, risultano genuini e naturali, proprio come le sevizie, fisiche e mentali, alle quali vengono sottoposti. Michael Winterbottom e il suo Road to Guantanamo (2006) restano dietro l’angolo, accucciati. Nonostante ciò qui è anche peggio, semplicemente perché tutto dovrebbe essere già finito. E da tempo.

Allegoria impietosa, Territories lavora di metafora politicamente scorretta, abbandonando ad un destino infame un avvocatessa, una sceneggiatrice, un americano ateo ma dai tratti somatici e dal nome “sospetto” e un adolescente muto. Nessuna pietà, in quel container sperduto nel nulla di una fitta boscaglia, che sembra uscita da un fermo immagine di David Lynch

secondo capitolo della Rubrica DOWNLOAD: TERRITORIES

Peccato davvero per l’ingresso gratuito di un detective privato un po’ così, che nulla aggiunge e parecchio sottrae in termini di verismo al prodotto tutto. Già, peccato. Tutto il resto però, è d’oro massiccio.

Luca Lombardini


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :