Secondo Coldiretti la carne è in crisi… ma i macellai smentiscono

Creato il 10 febbraio 2012 da Lapulceonline

E’ da poco stato pubblicato il sondaggio on line condotto da Coldiretti per verificare gli effetti della crisi sui consumi di carne. Ciò che è emerso, di questi tempi, francamente non stupisce poi più di tanto: 4 italiani su 10 (ovvero il 43% ) avrebbero iniziato ad acquistare tagli “alternativi” di carne, meno conosciuti e più economici. La parola d’ordine di questa nuova tendenza è ovviamente risparmio. Ma non tutto il male viene per nuocere: sempre secondo i dati forniti da Coldiretti, la scelta di questi tipi di carne aprirebbe nuove possibilità in cucina, con una riscoperta dei piatti della tradizione o comunque fino a ieri non così consueti. I pezzi che vanno per la maggiore, fino a ieri considerati “minori”, sono ad esempio il collo di bovino (gustosissimo), ideale per bolliti o stracotti ma anche per preparare polpette e ragù, oppure la punta di petto, taglio molto economico che può essere usato per preparare arrosti ma anche gustosissimi brodi. E ancora il campanello (o muscolo) , ovvero un piccolo taglio molto apprezzato per fare bistecche da cuocere sulla brace ma ottimo anche per spezzatini, stracotti e stufati a cui aggiungere del vino, pomodoro e verdure, particolarmente adatto per la preparazione di ossibuchi e stufati. Del maiale invece non è solo apprezzato il prosciutto o l’arrosto ma anchele costine e la cotenna, ossia la pelle ripulita e raschiata dalle setole, utilizzata per insaporire sughi o minestre e poi mangiata come una semplice bistecca; per quanto riguarda il pollo invece non si aquista più solo il famoso petto o i fusi, ma trovano buon mercato anche zampe, le ali, collo e frattaglie, ovvero fegato, cuore e stomaco. Insomma, Coldiretti ha localizzato un boom di nuove strategie adottate la consumatore per fare n po’ di economia e non ritrovarsi “a secco” una volta uscito dal macellaio. Di fatto, non si tratta di una spesa marginale per le famiglie, anzi: oggi ogni italiano (carnivoro) consuma circa 92 chili di carne l’anno.

“Con la crisi”, hanno affermato il presidente e il direttore della Coldiretti alessandrina Roberto Paravidino e Simone Moroni, “ben il 35 per cento degli italiani ha cominciato ad acquistare tagli diversi per risparmiare mentre l’8 per cento dichiara di scegliere tagli differenti per creare nuove ricette. Appena il 5 per cento sceglie solo tagli pregiati mentre la metà, 50 per cento, non ha cambiato il proprio comportamento di acquisto nei consumi di carne”.

Dati- quelli di Coldrietti-  non sempre confermati dai macellai di Alessandria e provincia che abbiamo interpellato, la cui maggioranza dichiara di non aver subito grandi perdite nè di aver notato mutamenti di trend negli acquisti da parte della clientela: il titolare della macelleria di via Dante, Alessandro Piccolo, ci dice di aver addirittura incrementato le proprie vendite rispetto al 2011 in quanto “il prezzo della carne nei supermercati è aumentato a dismisura e ora la gente è tornata a comprare dal macellaio tradizionale”, ci racconta. “I clienti della zona conoscono perfettamente le varianti di prezzo tra una bottega e l’altra, tra un supermercato e l’altro; e perciò preferiscono ovviamente acquistare carne di qualità, fresca, piuttosto che quella confezionata e addirittura più costosa del supermarket. Spesso la differenza di prezzo tra bottega e supermercato sfiora i 2 euro… e stiamo parlando di supermercati notoriamente economici, non di Esselunga e simili, dove i prezzi sono ancora più alti”.

A contraddire la tendenza al risparmio è anche la macelleria Pasino di Valmandonna, che sostanzialmente non percepisce grandi cambiamenti di abitudine tra i clienti rispetto al periodo pre-crisi: “Sicuramente un tempo la gente spendeva di più”, ci dicono, “ma per il momento non possiamo lamentarci. Certo, nella quantità c’è chi, una volta entrato in negozio, si guarda attorno, chiede, confronta iprezzi, ma si tratta di una forte minoranza. Chi, ad esempio, comprava filetto ieri continua a comprarlo anche oggi. Direi che non abbiamo notato nessun cambiamento nelle abitudini del consumatore. Anzi, c’è chi viene qui apposta ad acquistare carne che sa già essere di qualità, macellata da noi, e non esita a spendere qualcosa in più pur di portarsi a casa un prodotto di prima categoria”.

Non è però della stessa idea Riccardo Campaci della macelleria di Mandrogne, che ci segnala un decremento delle vendite pari a circa il 50% rispetto agli anni passati. “La gente acquista ormai solo lo stretto necessario, se una volta usciva dal negozio con 50 euro di spesa oggi non supera mai i 30. Inoltre, prodotti più pregiati come il filetto sono difficili da vendere, ormai sono in pochissimi quelli che ancora lo acquistano. Sono convinto che ci sia stata una regressione per tutti in questo settore, la differenza rispetto al passato si sente eccome”.


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