secondo post dal Vietnam: reportage fotografico delle prime escursioni
Da Dony
Buongiorno a voi :)Mentre immagino l'Italia ancora avvolta dal buio della notte, qui il sole è gia' alto e dopo una ricca colazione a base di pane tostato, marmellata, dragon fruit e latte di cocco - inutile tentare di convincermi, ai noodles in brodo alle 9:00 di mattina non mi pieghero' mai - ci siamo di nuovo spaparanzati in spiaggia, in attesa di partire, tra qualche ora, verso la nostra meta di Capodanno.Nel frattempo vedo di riuscire a pubblicare questo post, messo insieme a spizzichi e bocconi nei pochi momenti di fancazzismo totale degli ultimi due giorni, in cui siamo stati quasi sempre in giro. Anzitutto abbiamo fatto ritorno a Ho Chi Minh City, la citta' in cui siamo atterrati il giorno del nostro arrivo.E' la seconda metropoli piu' importante del Vietnam, dopo la capitale Hanoi.Nonostante il nuovo nome con cui è stata ribattezzata, tutti continuano a chiamarla Saigon, il suo nome originale.Memori dell'impatto shock che abbiamo avuto nel momento in cui siamo usciti dall'aeroporto qualche giorno fa', ci siamo tornati un po' piu' preparati psicologicamente...ma non è servito a molto, nel senso che dopo 48 ore trascorse nel silenzio e nella quiete di Rang Beach, stavolta l'impatto è stato ancora piu' forte.Tradotto in una parola: CAOS. Gli unici veicoli a quattro ruote presenti in questa citta' sono gli autobus e i taxi, e sono pochissimi rispetto ai milioni di motorini che si riversano in ogni via. Semafori e segnaletica pedonale sono inesistenti.Prima di attraversare la strada, la prima volta, raccomandiamo l'anima al Signore e seguiamo una coppia di turisti apparentemente piu' esperta di noi, scoprendo con piacere che è sufficiente camminare lentamente e a passi regolari, senza scatti improvvisi insomma, per evitare di farsi investire. Nonostante la piu' totale mancanza di regolamento del traffico, il modo con cui riescono ad evitare scontri tra di loro è qualcosa di miracoloso. Citta' sovrappopolata, inquinamento alle stelle: qualcuno non si pone nemmeno il problema, mentre altri si difendono con l'uso della mascherina. Dedichiamo la mattinata alla parte piu' moderna di Ho Chi Minh City, in cui si trovano alcuni edifici di epoca coloniale, tra cui il Central Post Office, e la via dello shopping dove sono ancora presenti i segni del Natale appena passato. Nel pomeriggio invece cambiamo completamente scenario, passando dalla tranquillita' di una zona chic al casino di Cholon, il quartiere cinese,
dove visitiamo il mercato restando particolarmente colpiti dall'immensa mole di merci stipate in ogni angolo possibile e immaginabile e dalla svendita dei costumi da Babbo Natale che nessuno si fila. Al calar del sole facciamo ritorno nella citta' moderna dove le luci di Natale stanno alle temperature miti come la maionese sta al gelato...non c'azzeccano proprio! Sopraggiunto il buio, a bordo di un taxi in mezzo al traffico serale passiamo davanti al Municipio e raggiungiamo l'hotel che abbiamo prenotato per il pernottamento dove ci aspetta la nostra cena.Luca si butta sul pesce, mentre io scelgo un timballo di riso con mango e ananas, una cotoletta di soia con contorno di germogli sempre di soia e per dessert una macedonia di frutta tropicale.La cotoletta porta il nome di tempeh, che come il tofu è un derivato della soia, ma in Italia non sono ancora riuscita a trovarlo.Finalmente mi sono tolta lo sfizio :)Alla cucina vietnamita dedichero' un post a parte quando torno a casa, per ora dico solo che non ho uno straccio di motivo per lamentarmene: è gustosa senza essere pesante e viene incontro pienamente alle mie esigenze di vegetariana, posso quindi ritenermi soddisfatta. Dopo cena veniamo piacevolmente intrattenuti da un'orchestrina che ci delizia con la sua musica rilassante. Un ultimo sguardo sulle luci notturne della citta' dalla terrazza piu' alta dell'hotel e scappiamo a nanna, un po' cotti a dire il vero ;) Il mattino dopo, dalla finestra della nostra camera diamo il buongiorno alla Saigon ancora alle prese con il risveglio mentre ci prepariamo a lasciarla definitivamente.Ma prima di andarcene, ci rechiamo a visitare una tappa significativa nella storia del Vietnam: i cunicoli di Cu Chi. Si tratta di una vasta rete di gallerie e cunicoli sotterranei, lunga 250 km e profonda 7 metri.Fu il piu' importante baluardo di difesa dei vietcong, i guerriglieri vietnamiti, all'epoca del conflitto contro gli Stati Uniti (1960-1975).I vietcong si rifugiavano proprio qui dentro per scampare ai bombardamenti con il napalm sferrati dagli americani, ma soprattutto usavano questo labirinto sotterraneo per nascondersi e muoversi in segreto senza essere scoperti dai nemici statunitensi, per i quali i cunicoli di Cu Chi erano inaccessibili a causa delle loro corporature massicce, mentre i vietnamiti sono costituzionalmente magri e di bassa statura.Nel punto raffigurato nella foto è ancora possibile camminare stando in piedi, ma per proseguire oltre occorre calarsi dentro a dei tombini che conducono in passaggi bassi e stretti percorribili solo strisciando...sono pochissimi i visitatori attuali che, impavidi, sfidano la claustrofobia introducendosi nel cuore delle gallerie...no, io non ci ho nemmeno provato, probabilmente possiedo le dimensioni giuste ma non il coraggio sufficiente ;)I vietnamiti, grazie alla loro astuzia e ad armi rudimentali, opposero una strenua resistenza contro i nemici dotati di cacciabombardieri, flotte navali e armi piu' sofisticate, e costrinsero la piu' grande potenza mondiale a ritirarsi dopo 15 anni di guerra con un pugno di mosche in mano.Questo per sottolineare che un nemico apparentemente piu' forte non necessariamente è un nemico imbattibile.Non mi dilungo oltre, ma chi ha orecchie per intendere intenda. Questa invece è una delle pagode buddhiste che abbiamo visitato nella provincia di Phan Thiet. Le pagode sono luoghi di culto che sorgono prevalentemente in ambienti isolati e a stretto contatto con la natura per favorire il raccoglimento spirituale e la meditazione. L'interno di una pagoda. Un'altra pagoda di Ho Chi Minh City: ci si sente quasi di troppo ad osservare i fedeli immersi nella preghiera con una profondita' ed una devozione che purtroppo a me mancano. E con l'ultima immagine di un altare buddhista, auguro a tutti voi quello che per il 2014 auguro a me stessa, di avere sempre la forza, come è stato nel 2013, per guardare al presente, smettendo di vivere di rimpianti, di illusioni e di insoddisfazioni.
Auguro a tutti voi che mi leggete e consigliate sempre con pazienza ed affetto che il nuovo anno vi porti cio' che desiderate e meritate, soprattutto gioia, soddisfazioni e forza di volonta'.
Vi auguro sogni a non finire
la voglia furiosa di realizzarne qualcuno
vi auguro di amare
cio' che si deve amare
e di dimenticare
cio' che si deve dimenticare
vi auguro passioni
vi auguro silenzi
vi auguro il canto degli uccelli
al risveglio
e risate di bambini
vi auguro di resistere
all'affondamento
all'indifferenza
alle virtu' negative della nostra epoca.
Vi auguro soprattutto
di essere voi stessi.
Jacques Brel
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