Io per fortuna non rientro nella categoria di chi deve prostrarsi al rigore. Sono già adulta.
Ma è un po' come quando sei piccolo, a volte fa comodo ammetterlo, altre volte ti rifiuti di considerarti ancora tale.
Io mi sono laureata, con tanto di lode, quasi 8 anni fa. Parlo 5 lingue, ho studiato un anno in Germania, quando ancora ero minorenne, ho frequentato parzialmente l'università in Spagna e ho continuato a vivere lì lavorando. Ho passato 3 mesi in una missione dentro una favela brasiliana, appena finiti gli studi perché poi, metti che trovo lavoro...
Io sono stata molto fortunata. Ho lavoricchiato sempre. Ho iniziato, come molti, con le ripetizioni e il volantinaggio, sono stata interprete e hostess nelle fiere, ho confezionato pacchetti a Natale, ho consegnato centinaia di questionari ISTAT quando il censimento si "faceva a mano", ho risposto a centinaia di telefonate di turisti pronti ad imbarcarsi su una nave. E fortuna le 150 ore all'università che mi permettevano qualche sfizio! Esperienze che non ho schifito, ma che anzi ho considerato fondamentali. Ho imparato a parlare con le persone, a risolvere problemi, a organizzarmi, a conoscere i miei doveri e i miei diritti.
Io non sono più giovane, almeno non nel senso stretto della parola, perché i giovani li immagino con molta più energia e visioni, con la voglia di vagabondare curiosi per il mondo, di fare tardi anzi tardissimo la sera e alzarsi altrettanto tardi la mattina, di innamorarsi tutti i giorni di una persona diversa. Hanno il futuro davanti e mille porte da aprire. Io invece continuo a viaggiare, ma al massimo dopo due settimane torno a casa. Preferisco vivere il giorno e non la notte, anche se ogni tanto mi capitano serate in cui è difficile andare a dormire. E voglio dormire sempre con la stessa persona. Seleziono e alcune porte non mi interessano più, pure rimanendo pronta a sorprendermi.
Nonostante io non sia più giovane, ho un contratto di lavoro da giovanissimo, e so che non cambierà per un bel po'. E questo perché dopo tanti lavoretti, sono stata choosy al contrario io, che ho lasciato un contratto sicuro perché mi piaceva dedicarmi ad altro. Oggi faccio un lavoro che amo molto, mi fa svegliare contenta la mattina, con tanta voglia di creare, immaginare... ma il rovescio della medaglia si chiama precariato, poche garanzie, stipendio che si scorda i titoli di studio, e mamma che mi guarda sconsolata, perché mi vedeva, secchiona fin da piccola, seduta un giorno al parlamento europeo. Ho scelto, ho scelto la cultura e mi sento fortunata per questo. Ma i primi tagli del governo sono sempre per noi!! Che fortuna!
E, sempre perché non sento più le esigenze di un giovane, aspetto il momento migliore per dire: sono abbastanza "a posto" per una mia famiglia!
Cara Forni, ci sono molti giovani coraggiosi, ne conosco di preparatissimi e pronti a lanciarsi in un mondo che però non esiste, né da dentro, né da fuori!
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