
AUTORE: Giuseppe Russo
EDITORE: Self-Publishing
GENERE: Storico
PREZZO: cartaceo 12,50 €
PAGINE: 224
TRAMAIl 10 giugno del 1940 l'Italia fascista entrava in guerra, persuasa da un'illusione storica e da calcoli politico-militari totalmente errati. A Napoli, diventata uno strategico trampolino di lancio verso il Mediterraneo, la guerra portò enormi disastri, inghiottendo non solo più di ventimila civili innocenti, ma danneggiando e devastando per sempre una grande fetta del patrimonio storico, artistico e culturale della città. La stessa sorte, seppur in misura minore rispetto alle tragedie della problematica città partenopea, toccò ad altre zone della regione. Numerosi centri furono prima bombardati dagli angloamericani, poi colpiti dai nazisti in ritirata, e successivamente usati e violentati dall'occupazione degli Alleati. Questi ultimi, inizialmente definiti "liberatori", alla fine agirono ugualmente come un esercito d'occupazione feroce e non meno odioso del nemico in ritirata. Gli anni della guerra, in Campania, furono tre volte più devastanti che nel resto d'Italia. Non caddero solo militari e civili. Caddero anche le pietre angolari della nostra cultura.
CITAZIONE
«...Un palazzo del 1600, con una storia di circa 350 anni, era stato quindi riorganizzato con sale destinate a ‘wine bar’, come nel Salone degli Ambasciatori, in un perverso percorso di trasformazioni e violenze alla storia, all'arte e alla stessa cultura partenopea. Nel corso dei lavori di trasformazione, i tecnici militari bucarono, ad esempio, le volte di vari ambienti per attrezzarli ed installare tubature a soffitto, deturpando i ‘Passetti della Regina’ dipinti da Domenico Antonio Vaccaro, e sfregiando anche i pavimenti di antica maiolica per creare le canalizzazioni di terra dei servizi, come segnalato in una relazione dello stesso Bruno Molajoli. Ma uno dei peggiori danni fu fatto nella Sala di Maria Cristina, dove il soffitto fu addirittura imbiancato (scialbatura), facendo sparire l'affresco della ‘Aurora’ del De Mura, un'opera della seconda metà del 1700 realizzata per Ferdinando IV di Borbone, nella stanza che sarebbe stata riconvertita in sala di vestizione del Re..»
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