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Segnalazione + Intervista: "Cadabra, un buco nell'underground" di Francesco Radicci
Creato il 21 ottobre 2013 da Marta @RosaMDesertocon la voce di Benvolio/Riccardo Maccaferri a farmi compagnia, mi ritrovo di nuovo qui con un'interessante segnalazione e un'intervista a un autore particolare. In libro di cui vi parlerò si discosta dai tanti mostrati finora, in quanto è una sorta di biografia (ma può essere visto anche come una sorta di romanzo!) di una band musicale, quella dei Cadabra. Francesco Radicci è il batterista e fondatore della band e l'ha scritto in prima persona, mostrandoci gli albori del gruppo fino alle varie esperienze che la musica ha donato loro!
Titolo: “Cadabra, un buco nell’underground”
Autore: Francesco Radicci
Casa editrice: EKT Edikit
Uscita: maggio 2013
Pagine: 342
Prezzo di copertina: 16 euro
Sito web di riferimento:
https://www.facebook.com/CadabraUnBucoNellunderground
Trama:
Contrariamente a quanto si possa credere, “Cadabra, un buco nell’underground” non è propriamente (o solo) la biografia di una band musicale. Il libro nasce come una biografia ma lo si può leggere come un romanzo. Scritto in prima persona dal batterista fondatore della band, ripercorre le vicende del protagonista dall’adolescenza, a Gioia del Colle (BA), negli anni Ottanta, fino ai giorni nostri. Racconta di ragazzini, cresciuti con certi miti e certe idee, catapultati in corpi di adulti. Sullo sfondo, l’underground musicale italiano, visto dapprima (nei primi capitoli) con gli occhi di un bambino che sognava di “bucarlo”, poi (nei successivi) con quelli di un adulto che quell’underground lo vive e lo respira dall’interno. È anche un libro di viaggio, di incontri, luoghi, fatti, persone, esperienze di vita in 15 anni di intensa attività on the road, girando in lungo e in largo la penisola (da Genova a Reggio Calabria, da Cagliari a Pescara). Alterna episodi divertenti (aneddoti, retroscena, curiosità del mondo musicale) e considerazioni più seriose (sulla musica, sull’underground, sulla vita stessa).
Autore:
Francesco Radicci nasce a Gioia del Colle (BA) il 10 maggio 1975, sotto il segno del Toro. Si avvicina alla musica, per lo più dark e new wave, intorno ai dieci-undici anni e poco dopo comincia a suonare la batteria. Nella prima metà degli anni Novanta suona con i Liquid Heads, gruppo adolescenziale con cui realizza due demo-tapes e fa le prime esperienze in ambito musicale.
Ma la biografia di Francesco è strettamente legata a quella dei Cadabra. Li fonda nel 1998. In quindici anni di attività la band pubblica cinque dischi (Francesco scrive i testi dei primi due, Sound Moquette e Blood and Blades), realizza altrettanti video e tour promozionali.
Ottime recensioni, buon seguito di pubblico, numerosi premi e riconoscimenti fanno dei Cadabra una delle principali band della scena rock-wave underground italiana degli anni Duemila. Il loro sound è sensibilmente influenzato dalla new wave britannica di fine anni Settanta e primi anni Ottanta (Joy Division, Bauhaus, Sisters of Mercy, The Mission, The Cure, primi Cult, New Order, ecc.) ma il tutto viene poi rielaborato in uno stile più attuale e personale.
Nel 2001 esce Sound Moquette, l’album d’esordio. Due anni dopo, nel 2003, la band pubblica Blood and Blades, il disco più apprezzato da pubblico e critica. Entrambi i lavori sono promossi con tournée che toccano le principali città italiane (circa 200 concerti tra il 2001 e il 2005). Nel 2006 esce Love Boulevard, mini-cd di quattro brani.
Nel 2009, per Fonoarte (etichetta indipendente abruzzese), esce Wave/Action, quarto lavoro in studio, seguito l’anno dopo dalla pubblicazione del video-singolo Heart. Nel 2011, per Revenge Rec., esce Past to Present, album-raccolta contenente 14 tra i migliori brani del gruppo.
Dal 2011 Francesco vive a Bruxelles. Recentemente ha scritto e curato la biografia della band, Cadabra, un buco nell’underground, pubblicata nel 2013 dalla casa editrice bresciana EKT Edikit.
Questa la presentazione del libro e dell'autore. Ma siete pronti a conoscerlo meglio e a curiosare un po' nel suo mondo musicale? E allora continuate a leggere l'intervista!
1. Ciao Francesco, ti do il benvenuto sul mio piccolo blog! Iniziamo subito con una domanda consueta. Ti va di presentarti ai lettori?
…Grazie! Presentarsi in poche righe non è facile, soprattutto perché metà della mia biografia personale coincide con quella della mia band. Ho 38 anni e gli ultimi 16 li ho vissuti legato a doppio filo ai Cadabra. Abbiamo pubblicato cinque dischi e fatto centinaia di concerti. Ma nel libro racconto anche dell’altro.
2. Il tuo amore per la musica nasce in giovanissima età. Cosa ti ha portato a fondare un gruppo? E cosa è per te la “musica”?
È stato un percorso assolutamente naturale. Formare un gruppo è come, per chi vuole fare il medico, iscriversi a Medicina. Ad ogni modo, la musica per me non è mai stata una passione morbosa, per lo meno nella fase post-adolescenziale. Anzi, paradossalmente negli ultimi anni ho dovuto anche un po’ sacrificare il piacere dell’ascolto fine a se stesso perché l’attività della band richiede anche molti impegni collaterali (promozione, contatti, organizzazione concerti e numerosi annessi e connessi).
3. Ti va di raccontarci un po’ del tuo gruppo – i Cadabra - e della musica che amate suonare? Come mai, se posso chiederlo, la scelta di un tale nome per la band? Siete stati influenzati o ispirati da altri gruppi musicali?
Il nome della band non ha nulla a che fare con magia nera, occulto e roba del genere (tengo a precisarlo perché sono argomenti che non ci hanno mai interessato). Cadabra ci sembrava un nome col quale poter suonare qualunque genere senza essere necessariamente accostati, a priori, ad una determinata scena musicale. Inoltre ritenevamo che fosse un nome facilmente memorizzabile.
Per quanto riguarda il nostro background, da ragazzini siamo stati tutti influenzati dalla scena new wave inglese a cavallo degli anni ’70 e ’80 (i soliti nomi: Joy Division, Bauhaus, Sisters of Mercy, The Mission, Siouxsie, The Cure, primi Cult, ecc.). In seguito abbiamo ascoltato anche altro (dai New Order ai Depeche Mode, dai Massive Attack ai Black Rebel Motorcycle Club). E quindi nella musica dei Cadabra abbiamo cercato di partire da certe sonorità, evidentemente a noi più congeniali, per poi proporre qualcosa di più personale e originale.
4. Cadabra, un buco nell’underground è una sorta di biografia della band da te fondata. Cosa ti ha portato a scrivere un libro simile? È stato difficile porre su carta le vostre esperienze e il vostro mondo?
L’idea è nata dal desiderio di raccontare i tanti anni della band (esperienze, viaggi, concerti, incontri, curiosità, aneddoti, retroscena). Probabilmente esiste un momento in cui si avverte quasi il bisogno fisiologico di farlo. Quanto alla scrittura del libro, posso dire che non è stato un lavoro particolarmente faticoso. Invece è stato più difficile capire come concepirlo e quale taglio dargli, ciò perché non volevo che si presentasse come una fredda (e se vogliamo anche un po’ banale) cronistoria dei fatti di una band neppure troppo conosciuta.
5. Parlaci un po’ del tuo libro! Chi meglio dell’autore stesso può presentarlo ai lettori?
Il libro nasce come la biografia dei Cadabra e tutto sommato, direttamente o indirettamente, lo è. Però è scritto in prima persona e racconta la mia vita sin dall’infanzia, abbondando – in tutto il libro – di particolari extra musicali (fatti, luoghi, persone, descrizioni). In fin dei conti può essere letto come un romanzo qualunque e alla portata di chiunque, solo che lo sfondo (anziché essere, che so… un ambiente di lavoro, una famiglia, un commissariato di polizia) è l’underground italiano. Non è un libro di settore per soli intenditori.
6. Come è stata l’esperienza della scrittura? Pensi che potrebbe diventare un’altra importante passione o, magari, un lavoro, oltre alla musica?
L’esperienza della scrittura è stata positiva semplicemente perché scrivere mi piace molto, ma da lì a farne un lavoro mi pare un tantino esagerato… Oltretutto non è mai stato il mio obiettivo.
7. Per quanto riguarda l’esperienza editoriale, si è rivelata positiva o negativa?
Positiva. Al principio avevo pensato ad un e-book, per soli fans, da far circolare per lo più nei circuiti musicali, quelli di sempre, o magari da distribuire in omaggio a chi acquista on-line i nostri cd. Poi l’idea originaria di una biografia si è trasformata – diciamo così – in quella di un “romanzo” che potesse raggiungere un pubblico più vasto e non composto necessariamente da chi conosce e segue la band. E così ho pensato ad una vera e propria uscita editoriale. Mi sono guardato un po’ in giro e sono entrato in contatto con la EKT Edikit, una giovane casa editrice bresciana che si è mostrata interessata a pubblicarlo.
Per quanto riguarda le vendite, non ho il conteggio, però posso dire che mi hanno scritto in tanti. Soprattutto, mi ha fatto molto piacere sapere che è stato letto e apprezzato anche da persone che non conoscevano i Cadabra. Ecco perché nel mio libro il confine tra biografia e romanzo (o viceversa) non è così evidente. Di solito le biografie raccontano la vita di persone molto note mentre i romanzi sono costruiti intorno a personaggi di fantasia che il lettore conosce lì per lì senza neppure domandarsi quanto siano reali o quale reale aggancio con la realtà abbiano. “Un buco nell’underground” racconta la vita vera di persone poco conosciute perciò è il lettore che, a suo piacimento, può prendere o meno le distanze dalla realtà.
8. Hai consigli per chi aspira a fare musica o a scrivere un romanzo?
Per chi aspira a diventare uno scrittore proprio no, avendo io un’esperienza assolutamente limitata nel settore. A chi aspira a fare musica direi che l’attuale situazione italiana, parecchio critica, rende tutto molto difficile. Consiglierei di investirsi al cento per cento e considerare quella del musicista una professione come tante altre (in termini di vocazione, formazione, costanza, spirito di iniziativa). Semmai, per chi suona in un gruppo, di circondarsi sempre di persone che abbiano lo stesso obiettivo, che remino nella stessa direzione. A volte la gente pensa che i musicisti debbano necessariamente essere ricchi e famosi, invece esiste un fitto sottobosco di persone che, pur non essendo sotto le luci dei riflettori, riescono a campare dignitosamente di musica. Altrimenti sarebbe come affermare che – per esempio – solo i vari Taormina e Bongiorno sarebbero degni di essere considerati avvocati e tutti gli altri no.
9. Cosa pensi che riserverà il tuo futuro? Altri progetti dal punto di vista musicale o magari un nuovo libro?
Dopo l’uscita del nostro ultimo disco, nel 2011, e di una breve tournée promozionale ci siamo fermati. Adesso mi sto dedicando principalmente alla promozione del libro. Nei prossimi mesi farò alcune presentazioni e poi vedremo quali opportunità si prospetteranno. No, non ho in mente di scrivere un nuovo libro. L’uscita di “Un buco nell’underground” è in un certo qual modo legata alla mia attività nei Cadabra. O ne è stata conseguenza.
10. Grazie per avermi dato la possibilità di segnalare il tuo romanzo sul mio blog e spero che le mie domande siano state interessanti. Se vuoi aggiungere altro, non esitare a farlo! Intanto auguro a te e alla tua band un grande in bocca al lupo per tutto!
Grazie a te per averlo segnalato! Spero che questa intervista sia servita a incuriosire qualcuno. Concludo salutando i lettori e invitando chiunque fosse interessato a mettersi in contatto con noi, scrivendoci ([email protected]) o seguendoci sui nostri profili Facebook:
Cadabra: https://www.facebook.com/pages/Cadabra/54301377279
Libro “Un Buco nell’underground”: https://www.facebook.com/CadabraUnBucoNellunderground
Ciao!
Lettori, che ne pensate? Li conoscete già? Comprerete il loro libro?
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