2009: Knowing di Alex Proyas
Proveniente dal mondo degli spot pubblicitari e videoclip musicali, Alex Proyas ha al suo attivo film dal notevole successo ai botteghini di tutto il mondo (Il Corvo, Dark City, Io Robot). Segnali dal futuro è la sua ultima realizzazione e forse la più ambiziosa.
Un film che ha diviso nettamente critica e pubblico: molti lo hanno giudicato originale e anticonformista, molti lo hanno ritenuto uno dei peggiori blockbuster degli ultimi anni: “Un action-thriller con una spruzzata di paranormale. Avvincente, adrenalinico, sceneggiatura ben calibrata” (L’Altro Quotidiano), “…il ridicolo sembra essere dietro ogni angolo e allo spettatore non resta che attendere i titoli di coda perché la serie di delusioni abbia termine” (MyMovies).
Mix di thriller horror fantascienza, il film non mantiene le premesse che fanno ben sperare. “Purtroppo dopo alcune sequenze di rara maestria che cercano di incastrare i personaggi in un ecosistema vitale che vive e soffre con loro (il mondo visto dall’alto che somiglia ad un organismo pulsante in cui le autostrade sono le vene e le macchine i globuli rossi o il crollo di un aereo in mezzo all’autostrada), le idee sembrano terminare bruscamente” scrive giustamente Gabriele Niola. La prima parte è interessante per le tematiche affrontate e per la notevole suspense che regia e sceneggiatura imprimono alla narrazione. La tensione è altissima, il ritmo sostenuto, l’attenzione dello spettatore è catturata ai massimi livelli. Un ottimo thriller… Ma all’improvviso si vira decisamente verso la fantascienza: il racconto perde colpi, gli effetti speciali prevalgono (ottimi ma Hollywood ha fatto di meglio), la trama prende una piega risibile, scontata… e fastidiosamente melodrammatica (“la seconda parte è un guazzabuglio incoerente che spreca quanto di suggestivo era stato proposto in precedenza”, Adriano Ercolani). Se l’intento era di rinnovare i fasti di Incontri ravvicinati del III Tipo, il tentativo è miseramente fallito.
Particolarmente (e irritante) kitsch il finale.
Nicolas Cage (che ultimamente non indovina un film) è costretto dall’impostazione data al suo personaggio a una recitazione monocorde. Con sempre la stessa espressione, con sempre lo stesso atteggiamento non convince (si aggiunga il ricorrente cliché hollywoodiano del far agire un semplice cittadino, in questo caso un insegnante, come se fosse stato addestrato per anni dall’FBI o dalla CIA): si stenta a credere che sia lo stesso attore de Il ladro di orchidee e di The weather man.
p.s.
Colpevolmente la sceneggiatura non risolve tutti gli interrogativi che la trama pone (qualcuno ha capito cosa rappresentano i sassi a cui il film dà tanta importanza? La spiegazione l’ho trovata su Wikipedia -1- ma un racconto cinematografico non dovrebbe pretendere che lo spettatore faccia degli studi per capire cosa ha visto).
note
-1- Da Wikipedia: I ciottoli neri richiamano gli Urim e Tummim della tradizione mormone e servono a svelare il significato della presenza angelica. Joseph Smith, fondatore della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, affermò di aver scritto il Libro di Mormon traducendo tavole d’oro che gli erano state consegnate da un angelo di nome Moroni insieme a due pietre incastonate in archi d’argento, chiamate Urim e Thummim… Tramite l’uso dell’Urim e Thummim e la guida dello Spirito Santo gli fu consentito di tradurre i caratteri incisi nelle tavole d’oro nella lingua inglese.
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