E così capita di trovare un lavoro all’estero ed emigrare a tempo indeterminato, allontanandosi dalla strada tracciata fino a questo punto e avvicinandosi incredibilmente a fantasiose prospettive teorizzate senza però crederci del tutto. Nel mio caso:
- tornare a vivere/lavorare all’estero per un periodo (per chi non mi conosce, ho già Stati Uniti e Danimarca sulla lista)
- abitare in un posto di mare
- leggere Proust in lingua originale (“Longtemps, je me suis couché de bonne heure…”)
e altro.
E così, il piano B è diventato il piano A, e andarsene non è una fuga ma un’avventura, non è la soluzione ma un nuovo inizio. Ci sono tante cose, persone e situazioni che mi lascerò alle spalle, ma per com’è andata la mia vita finora sono fiduciosa che quelle importanti non andranno perse. Quelle superflue e tutto sommato irrilevanti, grazie a Dio, si auto-elimineranno come foglie che cadono a fine estate per diventare poltiglia ai bordi delle strade.
Come già in passato, vado a fare l’italiana all’estero, cogliendo l’occasione per potare qualche ramo secco. E il mio blog è sempre più autoreferenziale, e – per chi riesce a cogliere i collegamenti invisibili – prova inconfutabile che la mia vita è assolutamente ciclica e circolare, anzi elicoidale. Realizzare che scrivere su questo e altri blog possa avere avuto una certa utilità è destabilizzante. Ma in fondo, perché no?