L’emissione infrarossa associata al bow shock di una stella in fuga, ripresa dal telescopio spaziale Spitzer della NASA. Crediti: NASA/JPL-Caltech/University of Wyoming
La coppia di osservatori spaziali formata da WISE e Spitzer ha contribuito ad ampliare la conoscenza delle stelle fuggitive – così chiamate per la forte velocità con cui si muovono nello spazio – che popolano la nostra Galassia. La più celebre tra queste è Zeta Ophiuchi, venti volte più grande del nostro Sole che si muove nello spazio ad altissima velocità – a più 24 chilometri al secondo, circa 86400 chilometri orari – creando un bow shock spettacolare.
Il bow shock letteralmente “onda d’urto” indica l’area tra una magnetosfera ed un ambiente circostante. Si tratta di una formazione ad arco che si allunga di fronte alla stella e può essere molto estesa ed è uno dei modi con cui è possibile individuare un astro in fuga.
E’ possibile determinare le forme e le dimensioni del bow shock dalla velocità e dalla massa della stella fuggitiva. Se la stella ha dimensioni considerevoli i venti ad alta velocità emetteranno grandi quantità di materiale. Nel caso specifico, Zeta Ophiuchi è caratterizzata da venti supersonici che si scontrano ad alta velocità contro il materiale che si trova sul percorso della stella. Queste particolari emissioni sono caratterizzate da luminosità soprattutto nelle lunghezze dell’infrarosso in cui operano Spitzer e WISE.
«Alcune stelle sono espulse quando le loro compagne stellari esplodono in supernove, mentre altre vengono espulse da ammassi stellari molto densi» ha commentato William Chick dell’Università del Wyoming, autore dello studio. «La spinta gravitazionale aumenta la velocità relativa della stella rispetto al materiale circostante».
Il team di Chick dopo aver consultato dettagliatamente l’archivio delle immagini realizzate dai due osservatori, ha puntato gli occhi del Wyoming Infrared Observatory in direzione di 80 prescelti, riuscendo ad identificare le stelle fuggitive come fonti del bow shock. In un numero ridotto di casi invece gli scienziati non hanno identificato una sorgente certa: questo potrebbe far pensare che i bow shock possano essere creati anche da polveri espulse da stelle e da nubi di formazione stellare.
Parallelamente al team del Wisconsin, un altro gruppo di scienziati dell’Argentine Institute of Radio Astronomy sta effettuando la ricerca partendo dalla caccia alle stelle fuggitive per poi passare all’osservazione di eventuali onde d’urto situate nelle vicinanze.
WISE e Spitzer al momento sono i migliori fornitori di immagini di bow shock: gli studi effettuati dai due osservatori saranno utili per la ricostruzione della storia delle stelle massicce e per fornire maggiori informazioni sulla loro origine ed evoluzione.
Fonte: Media INAF | Scritto da Fulvia Croci