Anni fa lavoravo in una società, c’era un ragazzo tuttofare. Il capo la notte lo mandava a smontare i telefoni pubblici dalle cabine. Non so cosa ci facesse coi telefoni pubblici, non sono abbastanza canaglia per poter immaginare quale genere di profitto ne traesse. Il capo aveva questi vizi particolari. Una volta tentò di corrompere un vigile offrendogli un pc. Entrò nella stanza in cui lavoravo io. “Vuole un pc?” disse al vigile, come se gli offrisse un caffè. Il vigile si mostrò sorpreso, non tanto per la proposta in sé, quanto per la naturalezza del capo. Quella naturalezza ce l’hanno solo due categorie di persone: gli attori e i criminali incalliti. Credo di sapere a quale categoria appartenesse il capo. Il capo aveva un’amante, era il suo braccio destro nella società, era una donna stressata che lavorava dodici ore al giorno e che stremava noi dipendenti con la sua malvagia freddezza. Poi il capo ci provava con tutte, come fanno tutti i capi, o quasi tutti. Per tutte intendo le ragazze che si alternavano al centralino, ventenni reclutate su Porta Portese a cui diceva di poter garantire un posto da segretaria full time. Il primo giorno di lavoro se le portava a spasso con la Bmw Serie 8 coupé, poi allungava una mano, poi se ci stavano bene, sennò le licenziava su due piedi, ossia sul ciglio della strada, cioè le faceva scendere dalla Bmw e diceva loro “Sparisci”. Ho lavorato tre mesi in tutto in quella società, prima di decidere che forse non era proprio il posto adatto a me, in tre mesi ho visto passare una decina di aspiranti segretarie full time. Una di loro si confidò con me, mi disse che aveva un fidanzato manesco che la costringeva ogni sera a limargli le unghie dei piedi. Lei diceva che le piaceva prendersi cura dei piedi del fidanzato. C’era lei al centralino quando me ne andai, resisteva da due settimane. Credo avesse superato la prova della Bmw.
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