Magazine Cinema
(Lo sconosciuto)
1927
Stati Uniti d'America
Regia: Tod Browning
Scritto: Mary Roberts Rinehart, Tod Browning, Waldemar Young, Joseph Farnham
Un Browning in gran spolvero, che, ispirato dalla novella K di Mary Roberts Rinehart, ambienta una vicenda in quell'ambiente circense che in passato lo affascinò a tal punto da scappare di casa per seguirlo. Parliamo del seminale autore del Dracula con Bela Lugosi, di La bambola del diavolo, I vampiri di Praga, del film semi disperso ed ormai mito Il fantasma del castello, conosciuto maggiormente con l'originale London After Midnight, e del simile a ciò che stiamo trattando e di certo sua opera più famosa, Freaks.
Alonzo (Lon Chaney Sr.) è un artista senza braccia e dal passato torbido, che nel tendone dei divertimenti lancia coltelli e spara con sole gambe e piedi. È innamorato della bella Nanon Zanzi (Joan Crawford), sua partner nei numeri e figlia di Antonio (Nick De Ruiz), il proprietario del circo. A bramare la stessa donna c'è anche Malabar (Norman Kerry), il classico uomo forzuto dell'iconografia.
In questi lidi riteniamo le presenze in scena importanti tanto quando un dettaglio scenografico o, tanto per dire, un tipo di obiettivo, ma in questo caso Chaney, noto interprete di classici quali Il gobbo di Notre Dame (1923) e Il fantasma dell'opera (1925), è un gradino sopra alla filosofia, un'eccezione. Il personaggio è uno dei più allucinanti visti nella settima arte della prima metà del secolo: pregno di un sentimento talmente forte da diventare nero, un'amore che assume tratti diabolici. Stregati dai movimenti facciali di Alonzo, il nostro respiro segue le sue espressioni, che sanno essere terribili, come rassicuranti; un viso che è un leva di comando nella macchina/telespettatore. Come muove noi, così accade al suo assistente, il piccolo Cojo (John George), anche lui discretamente fosco.
Nanon, l'affascinante gitana, ha anche lei di che lamentarsi, affetta da un forte turbamento, ha paura di farsi toccare dalle mani maschili, complice la brutalità con cui è stata trattata in passato. Quanto significato c'è dietro questa scelta, con questa ragazza senza fiducia verso il cosiddetto sesso forte, spesso troppo materiale nel modo di approcciarsi, con le mani che sono soltanto una delle componenti carnali con cui si affaccenda. Mani, quindi carnalità che diventa fine a se stessa, senza l'apporto di cuore e cervello.
Nonostante Malabar pare permeato da sentimenti sinceri (dice di averla nel cuore e nell'anima!) lei ha ne ha paura, e Alonzo ne godrà e fomenterà la cosa, bramando il momento giusto per farla sua, all'insaputa del forzuto che invece lo crede distaccato e dalla sua parte, infatti non si fermerà neanche quando ci sarà da proteggerlo.
Ma il lanciatore di coltelli nasconde un segreto, la sua maschera non è metaforicamente esterna, ma interna, una realtà taciuta come tanti aspetti del suo spirito, che dovrà "limare" per avere il suo amore. Qui entrerà in gioco un medico dagli echi à la Frankenstein, ma l'epilogo prenderà una piega imprevista, con la donna che modificherà il suo animo, purtroppo per il protagonista.
Il finale vale tutto il film, il ritorno dell'"armless" in campo lungo e il successivo contrapporsi delle sue emozioni sul suo vulcanico viso. Il resto della storia è uno splendido montaggio narrativo, mancante però della parte iniziale, mai ritrovata, con filtri ad enfatizzare alcuni momenti o a sfocare i primi piani, anche negli attori uomini, cosa più rara. Morboso e carico d'eros in diversi momenti.
Una completa cineteca del brivido non può fare a meno di questo titolo.
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