Segreti e rimozioni

Creato il 23 marzo 2015 da Vivianascarinci

L’altra questione su cui mi sto interrogando al fine di individuare una direttrice, per quanto disomogenea, al lavoro di bricolage che in questa fase sembra richiedere il libro, riguarda tutte quelle sfumature che con il silenzio, portano i segreti a assumere la trasparenza della rimozione. L’assunto è che un segreto, a forza di essere mantenuto, rischi di sparire dall’orizzonte pur restando intessuto in filigrana come un agente atmosferico sospeso la cui elettricità è capace di condizionare gli elementi molto più delle volontà di chi quel segreto lo ha dimenticato.


Giusto per attenerci a un ipotetico localismo, quella che Anna Maria Ortese chiama la leva napoletana del ‘40 (1) ad esempio era gente che, vivendo la sua prima gioventù a Napoli affrontava, in termini pratici, la contraddizione più complessa che chiunque, in qualunque periodo storico, dovrà affrontare qualora lo voglia: quella di stare nel proprio luogo come stando fuori dal mondo e insieme più vicino al mondo. Per Ortese come per Ferrante nella descrizione di quegli anni, lo stare al mondo coincide con un vincolo geografico forzato dalla miseria e dall’ignoranza. Ma anche da quel formidabile sentimento che è la speranza. E importa poco se miseria e speranza abbiano riguardato tutta l’Italia o solo quei ragazzi napoletani che certo Ortese amava, tuttavia guardandosi dal farlo in modo enfatico. Ragazzi che comunque appartenevano a due tipologie umane profondamente differenti: le giacchette grigie della redazione della rivista Sud (2), ritratte da Anna Maria ne Il silenzio della ragione (3), giovani poveri ma colti che presto si sarebbero stancati di Napoli. E quella dei ragazzi soltanto poveri che sarebbero restati a Napoli per sempre. Quelli che andavano al mare non prima dei quindici anni, alcuni di questi, per annegare o per morire di tifo perché non si convincevano o non sapevano, che il mitico porto di Napoli, ormai solcato soltanto dalla bianca flotta americana, fosse già un ricettacolo di rifiuti sommersi e segreti indicibili (4). Con la stessa speranza, e vittime della stessa miseria, la scrittrice de L’amica geniale (5), fa partire Lila e Lenuccia bambine per una spedizione clandestina alla scoperta di un fantomatico mare napoletano che non raggiungeranno mai e che nella loro immaginazione è qualcosa di simile più all’orizzonte della Macondo inventata da Gabriel García Márquez (6), che a quello che si vede realmente dalla Riviera di Chiaia .


1.Tratto da La lente scura, uscito nella prima volta nel 1991, contiene gli scritti giornalistici di Ortese
2.Rivista fondata da Pasquale Prunas negli anni Cinquanta di cui Ortese fu redattrice
3.E’ l’ultimo racconto de Il mare non bagna Napoli
4.Vedi Ermanno Rea, Mistero napoletano
5. E. Ferrante, L’amica geniale
6.Macondo è la mitica città ritratta da Gabriel García Márquez nel romanzo Cent’anni di solitudine


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :