In un’epoca in cui la presunta libertà si manifesta nel moltiplicarsi incessante di credo e di guru pronti ad insegnarli, accade che per ogni problema o situazione di vita che ci si trovi ad affrontare ci sia già, bell’è pronto, il manuale ad hoc, il prontuario all’uso. Istruzioni da seguire per arrivare ligi dal punto x al punto y, passando dal via, sì, ma distrattamente.
Anche i bambini hanno i loro percorsi segnati, affollati di impegni pensati spesso da adulti che – loro sì – temono la noia, oppure pieni zeppi di istruzioni che messe tutte in fila dovrebbero segnare la via per crescere sani, felici e…controllati.
Non serve alcuna forzatura per accorgersi, razionalmente o, più profondamente, al livello di suggestione, di come la città narrata da Isabel Minhós Martins e Andrés Sandoval – l’una a parole e l’altro per immagini – rappresenti un simbolo potente per ciascun letture, grande o piccino che sia. E che, quindi, la lettura di “Segui la freccia”, edito da Terre di Mezzo, sia prima di tutto un’esperienza formativa, illuminante, non perché contenga insegnamenti declamati, ma perché pullula di richiami emotivi vibranti.
C’è una città dove ogni spostamento è normato da frecce. Le frecce indicano ogni cosa, non soltanto la strada giusta per recarsi in un luogo desiderato ma, soprattutto, quale luogo si debba desiderare e quando, cosa si debba fare e come.
Accade che un giorno, un bambino, nonostante il lavaggio del cervello a base di frecce, abbia un’idea di bizzarra. Una di quelle intuizioni strampalate che sopraggiungono solo a chi possiede il dono dell’immaginazione e quello, impagabile, della curiosità.
“Cosa ci sarà mai nello spazio tra le frecce?” Perché, si sa, se si è impegnati a correre su una via tracciata, segnata da altri al proprio posto, non si ha tempo, né voglia, di soffermarsi tra gli spazi. Si punta alla meta e via, tempo perso ridotto al minimo.
Invece il ragazzino osa. Getta lo sguardo oltre un piccolo foro su un muro, un buco piccolo che nessuno freccia ha mai indicato. E…meraviglia! La scena che osserva ha dell’incredibile.
Così capisce. Comprende che i luoghi non segnati, non indicati, sono anch’essi percorribili e possono rivelare tesori. Incontri o panorami che non hanno nulla di imposto e quindi si colorano soltanto del proprio desiderio, della personalissima fantasia.
Finché non ha una pensata, perché le belle scoperte hanno meno sapore se non sono condivise.
Esce una sera, quando tutti sono al riparo nelle loro indicatissime case, e cambia la direzione delle frecce. Quella che andava su ora va giù, quella che invitava a tenere la destra ora suggerisce la sinistra, la curva consigliata ora è ignorata, la svolta negata adesso è caldeggiata…
Che scompiglio! Dopo un attimo di smarrimento, tra la squadra speciale che sfreccia per rimettere a posto la situazione e il disorientamento generale della gente, qualcuno si accorge che le nuove deviazioni possono portare a piccole grandi fantastiche scoperte. La realtà forse non è solo quella segnata da qualcuno che ha deciso per tutti…
Il lieto fine realizzato non c’è. Ce n’è uno più bello: uno in divenire.
La polizia ripristina l’ordine, le frecce tornano al loro posto, stabilito e codificato, ma…
Nessuno può portar via gli spazi tra i cartelli indicatori. E in quegli spazi sempre più persone, da quel giorno in poi, si affolleranno e si incontreranno.
Fa riflettere, spinge a rivalutare la realtà, a ri-osservarla, re-interpretarla, consci che meraviglie si possono celare là dove di solito, troppo presi dalle nostre frecce della mente, non guardiamo.
Di cosa parla questo libro? Delle categorie più importanti per l’uomo. La libertà, la fantasia, la capacità di pensare con la propria testa, di ribellarsi se giusto, di non omologarsi.
Ma anche del bisogno di condividere le proprie scoperte, di invitare gli altri ad uscire da sentieri buii ed oppressivi.
Racconta che la libertà è una conquista collettiva, da fare a poco a poco, rompendo pian piano schemi che, prima ancora di essere oppressivi, erano rassicuranti, solidi e certi.
Un racconto immaginifico e potente, con piccoli e deliziosi guizzi surreali, capace di parlare a tutte le età. Sicuramente uno di quei libri in grado di crescere assieme al lettore, perché ogni momento della vita ha una freccia da capovolgere per trovare la strada giusta per sé.
Perfettamente intonate alla storia le tavole intrigate e geometriche di Andrés Sandoval . Accese di tinte blu e rosse, in contrasto appena attutito da ampi gialli ocra, le illustrazioni rendono a volte un senso claustrofobico, di ordine-disordine più caotico che rassicurante, altre uno spazio ampio di respiro, poetico e surreale. Il tutto addolcito da un lieve tocco naif, giocoso anche quando poco clemente.
Vie zeppe di frecce e cartelli, con vignette a tenere saldo il legame tra parte iconica e testuale, personaggi stilizzati, palazzi e superfici dalle texture retate, punteggiate e grigliate, più o meno fitte, cambi repentini e assurdi di prospettiva visiva, in una bidimensionalità accentuata e quasi paradossale…
Disegni da osservare con attenzione perché nel loro intrigo e nei particolari che mostrano non solo sono parte integrante e attiva della costruzione del senso dell’albo, ma lo arricchiscono anche, offrendo piani di lettura in più e livelli, sempre più alti, di complessità interpretativa.
Infine una mia associazione personale: quest’albo potrebbe essere regalato assieme ad un altro a me caro: “La città dei lupi blù” di Marco Viale, Giralangolo. Insieme i due libri si sosterrebbero e si amplificherebbero a vicenda; un prezioso augurio al bambino che li ricevesse a prediligere la fantasia, l’innovazione e l’unicità sopra gli schemi, le abitudini e le imposizioni.
(età consigliata: dai quattro anni)
Se il libro ti piace, compralo qui: Segui la freccia!