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Sei consigli per descrivere in modo efficace

Da Nasreen @SognandoLeggend

Sei consigli per descrivere in modo efficace 

Descrivere non è facile. Si corre il rischio di dire troppo o troppo poco, di perdersi fra le figure retoriche o di non trasmettere le impressioni volute, di annoiare il lettore o di farlo irritare. Le descrizioni sono forse la parte più difficile dello scrivere.

Se avessimo la ricetta per la descrizione perfetta, non staremmo qui a scrivere articoli tecnici, ma saremmo alla fine del nostro decimilionesimo romanzo da mille miliardi di copie vendute. Ciò nonostante, qualche consiglio utile ve lo possiamo dare:

Non giudicate.

Il 99,99999% degli scrittori crede di potersela cavare dicendo che qualcuno o qualcosa “è orribile”, “puzza” o “ha un sapore disgustoso”. Queste sono descrizioni mediocri, perché non dicono nulla: non contengono immagini né trasmettono più di una vaga impressione. Sono indice di pigrizia, perché lasciano tutto il lavoro al lettore, che deve sfruttare la propria immaginazione per completare l’opera dell’autore.

Cercate di non utilizzare, nelle vostre descrizioni, termini ed espressioni che rimandino a un giudizio estetico o morale; i personaggi possono anche esprimere questi ultimi (e, in effetti, dovrebbero farlo), ma voi no. Voi dovete chiedervi “cosa fa sembrare questa cosa o persona bella/brutta, buona/cattiva, simpatica/antipatica” e scrivere quello.

Descrizione scialba: “Il balivo era un uomo grasso e brutto. ‘Cosa vuoi, feccia?’ gracchiò quando mi vide.” Il lettore è costretto a immaginare la grassezza e la bruttezza del balivo per conto proprio, dato che lo scrittore non gli fornisce alcuna informazione.

Descrizione coinvolgente: “I numerosi menti del balivo tremolarono e la puzza dei suoi denti marci mi investì quando disse: “Cosa vuoi, feccia?’” Decisamente più disgustoso.

L’ordine è importante.

Troppi scrittori trasformano le loro descrizioni in un elenco sterile di dettagli. Fate lo sforzo di immaginare cosa, di ciò che state descrivendo, colpisce di più il personaggio e iniziate con quel dettaglio, dandogli tutta l’enfasi necessaria (ma non troppa; vedete sotto). Ciò contribuirà a rendere la descrizione più vivace e plausibile.

Descrizione disordinata: “Vidi un uomo in uniforme da ufficiale, con tanto di spada al fianco. Mi sorrise e si avvicinò per parlarmi. Non era particolarmente attraente, tranne che per un dettaglio: i suoi occhi di un verde talmente scuro da sembrare quasi neri. Non avevo mai visto occhi come quelli. E quando mi disse ‘Buonasera, madame,’ con la voce più calda e profonda che avessi mai udito, dimenticai tutto il resto.” Il dettaglio che più colpisce la protagonista (gli occhi dell’uomo) è buttato lì, in mezzo alla descrizione, senza troppa enfasi.

Descrizione ordinata: “Il mio sguardo si posò sugli occhi verdi più scuri che avessi mai visto; sembravano quasi neri, come le profondità di un mare appena sfiorato dal sole. L’uomo indossava un’uniforme da ufficiale, con tanto di spada al fianco. Mi sorrise e si avvicinò per parlarmi. ‘Buonasera, madame,” disse con la voce più calda e profonda che avessi mai udito. Notai a malapena il suo naso leggermente storto e la piattezza dei lineamenti; quegli occhi mi avevano stregata.” L’attenzione della protagonista è calamitata dallo sguardo dell’uomo e il resto passa in secondo piano. Più elegante e ordinato.

Non usate troppe parole; usate le parole giuste.

Perdersi in chiacchiere è segno di povertà linguistica: lo scrittore annaspa cercando di descrivere qualcosa per cui gli manca un vocabolario più specifico. Una buona descrizione usa i termini giusti, che trasmettono l’impressione voluta dall’autore senza dilungarsi.

Descrizione prolissa: “Le quattro pareti della stanza erano di un colore non proprio nero, ma quasi, mentre il pavimento era ricoperto da pannelli di marmo fra il bianco e il grigio.” Al di là del fatto che tutti sanno che una stanza tende ad averne quattro, di pareti, e non tre o cinque… “grigio scuro”? “Fra il bianco e il grigio”? Siamo seri?

Descrizione precisa: “La stanza era tinteggiata di un color antracite, col pavimento a scacchi di marmo perlaceo.” Sempre un obbrobrio dal punto di vista decorativo, ma almeno si capisce che aspetto ha.

Siate esaurienti.

Voi avete in mente ciò di cui narrate fino all’ultimo dettaglio; i vostri lettori, no. Fornite loro abbastanza dettagli per visualizzare ciò che state descrivendo. Farlo durante la scrittura è difficile, perché si corre il rischio di diventare prolissi; ma in fase di revisione bisognerebbe sempre cercare di costruire la propria visione della scena come farebbe il lettore, che prima di leggere la descrizione non ha alcuna immagine in testa.

Descrizione vaga: “Sara era bionda.” Bionda come? Color miele? Platino? Paglia? Naturale o tinta?

Descrizione dettagliata: “Sara aveva una massa di riccioli color rame, coronati da due dita di ricrescita nera.” Questa versione ci dice non soltanto il colore dei capelli di Sara, ma rivela anche il fatto che sono tinti e suggerisce che abbiano bisogno di una ritoccatina.

Create descrizioni dinamiche.

Le descrizioni hanno la brutta tendenza a diventare dei “fermo immagine” prolungati; questo crea una brutta impressione, non solo perché rallenta il ritmo, ma anche perché, nella realtà, gli esseri umani e gli animali non sono mai perfettamente immobili; persino gli oggetti possono essere trasportati, mossi dal vento, illuminati da una luce che crea dei giochi particolari, ecc. Inserire dettagli dinamici aiuta a rendere la descrizione meno pesante.

Descrizione statica: “Debora era alta un metro e ottantacinque, con i capelli castani e gli occhi dello stesso colore.” Per fortuna è breve.

Descrizione dinamica: “Quando mi avvicinai a Debora, notai due cose. La prima era che, per guardarla negli occhi, dovevo alzare la testa; sarà stata alta un metro e ottantacinque o giù di lì. La seconda era il sorriso che le illuminava gli occhi castano chiaro. Si scostò una ciocca di capelli color quercia dal viso e disse: ‘Sei tu, vero?’” Entrambi i personaggi si muovono come persone vere, non sono un dipinto.

Ricordate che le figure retoriche servono per chiarire, non per confondere.

Che si tratti di metafore, di similitudini o di qualunque altra figura retorica, usatele solo se ne avete davvero bisogno. Il rischio di appesantire la scrittura o di renderla meno comprensibile è sempre dietro l’angolo.

Descrizione con figure retoriche inutili: “Anne passò una mano candida come la neve fra i capelli color del sole, lanciandomi al tempo stesso un’occhiata che paragonai, nella mia mente, a quella di una fiera il cui sguardo si era posato su una preda succulenta.” Abbiamo capito che Anne è figa, grazie.

Descrizione sfrondata: “Anne si passò una mano fra i capelli e mi lanciò un’occhiata che paragonai, nella mia mente, a quella di una fiera il cui sguardo si era posato su una preda succulenta.” Se lo scrittore non è stupido, avrà già descritto la bellezza di Anne; è inutile sottolinearla a ogni suo minimo gesto. Il paragone con la fiera dà alla scena un tono quasi grottesco; se questa era l’intenzione dello scrittore, allora la figura retorica può rimanere. Altrimenti, un semplice “occhiata vorace” è sufficiente.

Descrizioni vivaci, ordinate, sintetiche, precise, dinamiche e con la giusta dose di figure retoriche non vi garantiranno la pubblicazione e il successo, ma sono un discreto passo avanti.


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