Un milione e 300mila italiani sopravvivono, vivono e prosperano grazie alla Politica&Co. Spa, premiato nullafacentificio nazionale. Un esercito. La Uil di ciccio-baffetto Angeletti, avendo quattro gatti di iscritti da tutelare, si è data alla statistica ed ha tirato fuori un rapporto estremamente significativo sulla tendenza tutta italiana di “darsi alla politica” per sbarcare il lunario. Da un po’ di tempo andiamo ripetendo che, se non fossero stati candidati da padrini a cui non baciano solamente la mano, molti esponenti della nostra classe politica avrebbero fatto tutt’altro mestiere: Scilipoti, ad esempio, lo sciamano, Ignazio La Russa il buttafuori in una discoteca, Gasparri il bidello alle scuole elementari, Pierfy Casini il sagrestano in Vaticano, Rutelli il chierichetto, 2232 il manovale, D’Alema il ragioniere in una salsamenteria, Veltroni l’amanuense, Bersani il barbiere, Maroni l’autista di scuolabus e Calderoli, semplicemente Cita (Tarzan è Umberto). Invece no, a loro la politica ha regalato un bellissimo presente e un avvenire sereno con una pensione di tutto rispetto già ampiamente maturata. Ma andiamo a guardare nel dettaglio com’è composto il caravanserraglio degli uccelli paduli italiani. Il rapporto della Uil ci dice che i signori della politica sono 145mila. Nel numero sono compresi ministri, sottosegretari, parlamentari e amministratori locali. Altre migliaia sono i consiglieri circoscrizionali. Altre migliaia ancora “i membri dei vari consigli di amministrazione di oltre 7mila società, enti, autorità, consorzi e partecipate della cosa pubblica”. Ulteriori 318mila persone hanno un incarico o una consulenza pubblica, e per finire altre migliaia sono coloro che fanno parte del “supporto politico”, eufemismo per definire i portaborse, i personal trainer, gli addetti stampa e i leccaculi, insomma i raccomandati in generale. Lontanissimi dallo svolgere il loro lavoro con spirito di servizio immergendosi nella dimensione volontaristica, gli impiegati della Politica&Co. Spa ci costano la discreta cifra di 18,3 miliardi di euro a cui vanno aggiunti ulteriori 6,4 miliardi di costi del “sistema”. Il totale, pari a cinque finanziarie di Tremonti, è di 24,7 miliardi di euro che è stato iscritto direttamente nel Guinness dei Primati. Il rapporto della Uil suddivide poi le spese per categorie partendo dagli organi dello Stato, Quirinale, Camera, Senato ecc. per arrivare fino ai consigli comunali e a quelli di circoscrizione. Ma la categoria di spesa che maggiormente ci ha colpito è quella relativa alle consulenze, incarichi, collaborazioni, comitati e commissioni che si aggira intorno ai 3 miliardi di euro che non vanno a finire nelle tasche di disoccupati per cui, al limite, la cosa potrebbe essere vista sotto una luce diversa, ma in quelle di chi ha già un reddito fisso non paragonabile alle entrate di un ragazzo di call center: della categoria fanno parte docenti universitari, magistrati, manager e liberi professionisti pronti ad acquistare lo yacht per incentivare i consumi. Preso atto che di politica si riesce a vivere, ed anche bene, tutti gli incapaci, gli inetti, gli asini con curricula scolastici da far pena, frustrati e paranoici con l’invidia del pene, si buttano in politica o, almeno, ci provano. Non si capisce altrimenti perché, e tanto per fare un esempioa noi vicino, alle prossime elezioni amministrative comunali della nostra città si presenteranno 16 liste per un totale di 600 candidati. Non superando i 40mila abitanti ci chiediamo dove diavolo voglia andare a parare questo esercito di braccia rubate alla marineria, al giardinaggio e all’agricoltura. Giovani? Pochissimi. Candidati sindaci donne? Una. La politica è ancora un affare da uomini e forse, alla fine, solo un affare.
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