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Sei licenziato ma straniero? Niente sussidi

Da Brunougolini
Il titolo campeggia su un recente numero del quotidiano "L'Eco di Bergamo": "Aiuti ai disoccupati. Stranieri esclusi". E' una decisione della Giunta leghista di un Comune bergamasco: Villa D'Ogna . Non sono tutte eguali le vittime della crisi economica. Eppure, come ha scritto un Blog (http://www.giornalettismo.com) è probabile che il fondo per quei sussidi sia alimentato anche dai soldi degli stranieri residenti e che pagano tasse, contributi, balzelli.
Anche così si creano le Rosarno grandi e piccole. E a proposito dei terribili scontri tra gli aranceti meridionali è utile ripercorrere il passato. Aiuta un bel libro di Giovanni Rinaldi “I treni della felicità”, con prefazione di Miriam Mafai (Ediesse). Racconta di vicende altrettanto drammatiche ma anche di un’Italia diversa. Tutto parte, appunto, dalle lotte meridionali tra il 1948 e il 1950. I protagonisti non erano però i braccianti di colore. Erano braccianti bianchi, anche a Rosarno. E così, ad esempio, un giorno, in un comune pugliese, San Severo, il 23 marzo del 1950, quei lavoratori si lanciarono contro la polizia al grido di “Pane e lavoro!”. Tra barricate e cari armati uno di loro morì, molti rimasero feriti, 180 vennero arrestati. Qui entra in campo l’Italia solidale. Numerosi figli dei 180 arrestati, rimasti come orfani, sono ospitati e sorretti da famiglie del centro-nord. Sono coinvolti in un’iniziativa già avviata attraverso una rete di Comitati per la salvezza dell’infanzia, sostenuti dall’Udi (Unione donne italiane) e dal Pci. Opera anche a favore dei minori provenienti dalle zone martoriate dai bombardamenti o alluvionate (come nel Polesine).
L’autore del libro, insieme al regista Alessandro Piva, è andato a cercare quei bambini, oggi anziani, salvati da quelli che erano stati chiamati i “treni della felicità”. Hanno ricostruito le loro vicende. Ne è uscito il racconto di “un’Italia popolare…divisa dalle ideologie ma unita in un’idea della politica come mezzo necessario per costruire insieme il bene comune”. Come appare lontana la Giunta leghista di Villa D’Ogna e come appare strana la Rosarno di oggi dove i braccianti di ieri non riescono a stabilire un patto con i nuovi braccianti neri di oggi. C’è un affresco nella cittadina calabrese, sul muro del palazzo della posta: un uomo e una donna con un neonato in braccio, guidano un gruppo di contadini, tra oliveti e aranceti. Un simbolo del loro passato, ai tempi dell’occupazione delle terre. Quando ogni bracciante aveva diritto a mezza “cota” (6.660 metri quadrati). Anche per questa storia appare davvero importante il viaggio del segretario del Pd Bersani, unico dirigente politico in quelle zone devastate. Un gesto, un desiderio di capire che vale di più di tanti discorsi, di tante capacità mediatorie nella ricerca di candidature elettorali. Un modo, questo si moderno, di fare politica.

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