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Sei Nazioni: il punto della 119° edizione

Creato il 06 marzo 2013 da Ilnazionale @ilNazionale

6nazioni-2-04-large6 MARZO - Da più di un secolo, e precisamente dal 1883, ogni anno in Europa va in scena uno dei tornei più antichi del mondo, secondo per longevità, tra quelli riguardanti gli sport di squadra, solo all’FA Cup di calcio, fondata un decennio prima, nel 1872; stiamo parlando del Sei Nazioni di rugby.

Si tratta di una manifestazione che, come quella calcistica, ha avuto origine in Gran Bretagna, dove proprio in quegli anni nasceva anche, nel 1878, il leggendario torneo tennistico di Wimbledon. All’epoca l’attuale Sei Nazioni non esisteva ma era chiamato Home Championship, perchè lo disputavano solamente le nazionali dei quattro stati bretoni: Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda. Già nel 1910, però, vi fu un cambiamento nella formula della competizione, dove venne inserita anche la Francia, ma è solo dal 2010 che si può parlare propriamente di Sei Nazioni, con l’ingresso della nazionale italiana.

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E dopo ben nove Cucchiai di legno, premio simpatico assegnato alla nazionale che chiude il torneo in ultima posizione, e quattro Whitewash, ovvero tornei in cui si sono perse tutte le partite, l’Italia sembrava aver iniziato alla grande questa edizione, sconfiggendo all’esordio nella bolgia dello stadio Olimpico di Roma la Francia con una prova autorevole.

Dopo quella splendida vittoria però sono arrivate due sconfitte di fila contro la Scozia e i detentori del titolo del Galles, che hanno mandato gli azzurri in penultima posizione a due punti complessivi e dalla Francia fanalino di coda e ancora in corsa per il double, Cucchiaio di legno e Whitewash.

A due giornate dalla fine (il torneo prevede un girone all’italiana con gare di sola andata) l’Inghilterra a punteggio pieno sembra avere la vittoria in pugno e vincendo in casa, proprio contro l’Italia, potrebbe aggiudicarsi il titolo con una giornata di anticipo.

Appuntamento al 10 marzo allora, per l’ennesimo grande pomeriggio di uno sport che, come pochi, profuma davvero di storia.

Alessandro Ferrazzi


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