Sei Note di Pentagramma incarna un volume composto da diciotto racconti indipendenti, accomunati da sensazioni, concezioni e analisi, riguardanti la società odierna. Il contemporaneo che contamina la realtà, infiltrazione di ritmi viziati nella serenità di personaggi che faticano a trovare linee guida per anelare ad una vita migliore, più umana.
Una lettura profonda dei flussi esistenziali, nuove interpretazioni di quello che è il solito tran tran quotidiano, opportunità che tramontano e lasciano smarriti.
Mettetevi comodi, ma non troppo: ecco a voi i racconti di Franco Leonetti. Mi sto contraddicendo? No, come ha scritto un celebrato poeta inglese, non mi sto contraddicendo, ma proprio per questo credo che il mio invito abbia un senso. Leonetti è uno scrittore al tempo stesso raffinato e calcolato, l’opposto di un dilettante.
Come ogni scrittore che si rispetta deve essere, astutamente, sottilmente, magari perfidamente, magico. Intanto costruisce l’ambiente in apparenza con precisione, spesso nei minimi dettagli, ma io sostengo, e magari non sarete d’accordo con me, non realisticamente in senso stretto. Personalmente detesto gli autori realisti, punto e basta.
Gli ambienti, i personaggi di Leonetti, lievitano, eppure qui sta una delle sue magie, non sono eccezionali. Vi può sembrare di incontrarli ogni giorno, magari per caso: ed è vero. Ma se fosse così, Franco Leonetti apparirebbe un banale narratore di storie. Invece no.
Mi guardo bene dallo scendere nei particolari perché vi priverei del gusto della sorpresa. Già. Sono uomini, sono donne, con inclinazioni diverse, magari contraddittorie. Naturalmente, una caratteristica di fondo è l’imprevisto. Ai personaggi, qui tratteggiati, ne succedono, come si suol dire, di tutti i colori, ma anche per colpa loro, nel senso che vivono, per l’appunto, l’imprevisto, l’inaspettato. Non hanno mai dei veri, autentici, codici cui attenersi.
L’autore non è in alcun modo un moralista, e dunque non lo sono nemmeno i suoi personaggi. I quali, noterete, sono degli improvvisatori, reinventano la realtà, ed ecco perché insisto nel sostenere che il creatore di queste pagine non è uno scrittore realista ma un insopprimibile inventore. E inventori sono, allora, i suoi personaggi, che pagano sempre il prezzo delle loro scelte. Qui, però, devo insistere su un aspetto davvero cruciale della narrativa proposta: il linguaggio.
La narrativa italiana odierna, con rare eccezioni, è linguisticamente stanca. Il lessico di Franco Leonetti è, invece, un continuo, irresistibile fuoco d’artificio, a vari livelli, manovrato con l’abilità di un instancabile prestigiatore. Il suo mondo sempre in gioco è il suo linguaggio sempre in gioco.
Il vetusto albero della nostra vecchia lingua viene scosso senza sosta, energicamente. Lampeggia. Ecco perché vi ho avvertiti di mettervi comodi, per godere degli effetti pirotecnici di questo romanziere, ma non illudetevi di rilassarvi pigramente.
Personaggi che giungono a realizzarsi grazie a percorsi alternativi, individui feriti a morte che sbarcano il lunario senza fiatare, caratteri che stentano in esistenze borderline rispetto alla centrifuga di conformismo che permea e costituisce l’incandescente altoforno in cui si dibatte la società dei nostri tempi.
Rabbia, rassegnazione, battaglie, voglia di indipendenza, crescita, crepuscolo…sono solo alcune delle percezioni contenute in questi racconti di vita.
Ci siete dentro, miei cari e buon per voi.
Non ve ne pentirete.
Written by Claudio Gorlier
Claudio Gorlier: Professore emerito di letterature dei paesi di lingua inglese. Ha scritto di letteratura inglese e americana (L’Universo Domestico, Umoristi della Frontiera), ha presentato Philip Roth e Gore Vi-dal, ha tradotto Donald Barthelme. È professore onorario dell’Università di Varangal, in India.