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Sei problemi per don Isidro Parodi

Creato il 30 giugno 2013 da Unostudioingiallo @1StudioInGiallo
"(...) H. Bustos Domecq è, costantemente, un attento servitore del suo pubblico. Nei suoi racconti non ci sono piani da dimenticare o orari da confondere. Ci risparmia ogni intoppo intermedio. Nuovo germoglio della tradizione di Edgar Poe, il patetico, del principesco M.P. Shiel e della baronessa Orczy, si attiene ai momenti cruciali dei suoi problemi: l'esposizione enigmatica e la soluzione illuminante. Semplici burattinai mossi dalla curiosità, quando non pressati dalla polizia, i personaggi accorrono in pittoresca schiera alla cella 273, ormai proverbiale. Durante la prima consultazione espongono il mistero che li affligge; nel corso della seconda, ascoltano la soluzione che lascia di stucco tutti, bambini e anziani. L'autore, mediante un artificio non meno sintetico che artistico, semplifica la prismatica realtà e accumula tutti gli allori del caso solo sulla fronte di Parodi. Il lettore meno accorto sorride: indovina l'omissione opportuna di qualche tedioso interrogatorio e l'omissione involontaria di più di un indizio geniale, fornito da un signore sui cui segni particolari risulterebbe indelicato insistere...
(...) Nella movimentata cronaca dell'indagine poliziesca, a Don Isidro va l'onore di essere il primo detective detenuto. Il critico dal celebre intuito può rilevare, tuttavia, più di un accostamento suggestivo. Senza uscire dal suo studio notturno del Faubourg St. Germain, il Cavaliere Augusto Dupin cattura l'inquietante scimmia che è all'origine delle tragedie della Rue Morgue; il principe Zaleski, dal suo ritiro (rifugio) nel remoto palazzo dove si confondono sontuosamente la gemma con il carillon, le anfore con il sarcofago, l'idolo con il toro alato, risolve gli enigmi di Londra; Max Carrados, not least, reca ovunque con sé la prigione portatile della cecità... Questi investigatori statici, questi curiosi voyageurs autour de la chambre, precorrono, se pure parzialmente, il nostro Parodi: figura forse inevitabile nello sviluppo della letteratura poliziesca... "

Gervasio Montenegro, dell'Academia Argentina de Letras: 

Parola Preliminare.


Fatevi un regalo e leggete al più presto questa geniale, divertente, dissacrante raccolta di racconti recentemente pubblicata da Adelphi (casa editrice per la quale non nasconderemo di certo il nostro penchant, se vogliamo utilizzare un'espressione cara a don Gervasio!):
Sei problemi per don Isidro Parodi

Sei problemi per don Isidro Parodi

di Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares

Obeso, la testa rasata e gli occhi saggi, don Isidro Parodi prepara, lento ed efficiente, il mate: e intanto invita la pittoresca schiera dei suoi clienti a esporgli con chiarezza i misteri che li affliggono e che lui invariabilmente risolverà lasciandoli di stucco. Enigmi labirintici e inestricabili, di fronte ai quali qualsiasi altro investigatore avrebbe l'accortezza di battere in ritirata: come il caso del talismano di giada trafugato dal tempio della Fata del Terribile Risveglio nello Yunnan e approdato a Buenos Aires, dove gli danno la caccia il mago Tai An, la conturbante Madame Hsin e altri non meno improbabili personaggi. Ma a questo punto è forse il caso di precisare un dettaglio piuttosto rilevante: i colloqui hanno luogo nella cella 273 del Penitenziario Nazionale, dove il geniale e imperturbabile detective sta (ingiustamente) scontando ventun anni per omicidio. Come se non bastasse, a raccontarci le sue fantasmagoriche e sedentarie avventure è il dottor Honorio Bustos Domecq, torrenziale poligrafo clamorosamente inesistente. A muoverne la penna è infatti la beffarda, spumeggiante complicità dei sodali Borges e Bioy Casares, fautrice di parecchi e deplorevoli misfatti letterari, di cui – già lo sappiamo – non potremo più fare a meno.

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