Tra lampioni, sampietrini e asfalto
senza tregua ti cerco
mentre questa notte scivola
nel tormento di una nuova alba.
O Zingara minacciosa
che avanzi all'orizzonte
tra velluto rosa e seta turchina
sorreggi arrendevole
la certezza di un ultimo pianto
prima del sonno infinito.
E tu, Roma miserabile
eterno rifugio condanna
del mio tempo fugace
spogliati per me
provocante e disonesta
tra lampioni, sampietrini e asfalto.
Crescono i tuoi pini domestici, crescono
con le salive del nostro desiderio
sui dolci pendii
del tuo corpo immemore.
Austeri accarezzano
il soffitto del mio cuore
che attende spaurito
di ritrovarti ancora
là, sul colle soave
di una realtà immaginaria
là, sotto l'ombra immobile
di un destino superbo.
di Enrichetta Glave, all rights reserved
enrichetta glavepoesieRomasampietrini