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Sei un genitore? Paga, zitto e guida! - Interviene Stefano Carbone, tecnico della U.S. Locatelli

Creato il 15 maggio 2013 da H2opolo @edoardo_osti

Sei un genitore? Paga, zitto e guida! -  Interviene Stefano Carbone, tecnico della U.S. Locatelli

Credits: Loca2

Ecco il primo contributo relativo alla discussione aperta grazie al commento che un genitore, Max Calavaro, ha lasciato nella serie di post che riguardano la comunicazione atleta-tecnico.
Lo propone Stefano Carbone, tecnico ligure e amico di lunga data. E come al solito, ha cose interessanti, molto interessanti da proporci.
Punto primo: adeguarsi ai tempi che cambiano -  Il discorso sul rapporto "triangolare"fra la società, gli atleti ed i genitori è complesso e lo è a maggior ragione nel secondo decennio del secondo millennio, nel quale le esigenze di comunicazione sono cresciute esponenzialmente. Non è pensabile che un genitore "pagante"che magari tramite il proprio smartphone è in contatto con il calciatore o l'artista rock preferito, accetti di buon grado di essere tagliato fuori dal rapporto che il figlio o la figlia hanno con la propria società sportiva.
Anzitutto il primo nodo della questione può essere considerato il dato di fatto per cui la società spesso è identificata meramente con il tecnico (questo perchè raramente le società hanno i mezzi per gestire diversamente i rapporti con le famiglie e tutto sommato il tecnico è pagato (?) anche per questo, e quindi la "grana" genitori se la deve vedere lui.
Sviluppare il senso di responsabilità dell'atleta - Io, onestamente, non posso negare di fare parte della categoria di allenatori che preferisce avere principalmente a che fare con gli atleti, per un motivo molto semplice, credo che sia una attestazione di fiducia nei confronti dell'atleta,che per quanto giovane sia, deve imparare a prendersi da subito delle responsabilità e non essere dipendente dai genitori, eccettuato l'aspetto logistico e quello meramente economico, ovviamente. Da un lato, per le categorie giovanili, può ancora venire incontro la tecnologia, ad esempio mediante delle mailing list che coinvolgano i genitori, le famiglie, a seconda delle varie categorie di appartenenza, ma nulla penso possa alla fine sostituire il rapporto personale che si deve avere con la collettività dei genitori della squadra e col singolo genitore, per situazioni personali, che non coinvolgano necessariamente tutto il gruppo.
E credo che da un rapporto con genitori ed atleti correttamente gestito possano nascere parecchie opportunità positive per le parti.
Coinvolgere i genitori gratificandoli? Ecco un esempio! - Mi piace concludere raccontando una esperienza fatta con la mia squadra giovanile alle finali Uisp di Monterotondo, un paio di anni fa: eravamo in albergo, e stavo per spiegare alla squadra (era una mista, maschile e femminile), come avrebbe dovuto affrontare la partita successiva, e dato che eravamo tutti assieme in una saletta, i genitori, discretamente, pensarono di uscire e lasciarmi solo con la squadra, io invece chiesi loro di restare, ascoltare ed eventualmente anche chiedere (dopo gli atleti) quello che non fosse chiaro.
Il risultato fu che il gruppo dei genitori ebbe una enorme gratificazione, capirono cosa avrebbero dovuto fare i loro ragazzi, non urlarono le solite cose insensate dagli spalti, e soprattutto, con un piccolo gesto abbiamo scongiurato l'effetto "paga,zitto e guida" che oltre ad essere pericoloso è pure profondamente ingiusto. 
Lo stesso ad esempio andrebbe fatto ad esempio al momento di spiegare il regolamento...aprire le lezioni teoriche ai genitori o agli interessati in genere può solo creare cultura sportiva e generare solo effetti positivi.
Certo, più la gente sa, più può criticare e può farlo con competenza e cognizione di causa...non sarà questo a preoccuparci?
Siamo un mondo così piccolo che trovo criminale perdere per strada una percentuale altissima di "pezzi" perché li respingiamo, più che coinvolgerli ... parliamo oggi dei genitori, ma (specialmente in regioni ad alta densità pallanuotistica) ci sarebbe un analogo discorso da fare su decine, centinaia di "dead wp players swimming" tipo atleti e atlete all'ultimo anno di giovanile, con davanti il baratro, il rischio di dovere smettere per mancanza di prospettive/alternative (leggi squadre di livello medio/basso). (Nota di Edoardo - Quest' ultimo concetto, permettimi Stefano, è un altro discorso, che affronteremo, prima o poi!)
E tu? Sei un genitore? Un tecnico? Perchè non esponi la tua opinione? Ti aspetto, scrivimi a:
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