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Selenio, un prezioso alleato della nostra salute

Creato il 05 agosto 2014 da Michelotto
Selenio, un prezioso alleato della nostra salute Sapevate che certe patologie sono legate alla geografia? Nel senso che sono correlate alla concentrazione di determinati minerali nel suolo e di conseguenza nei suoi  prodotti  che nutrono la popolazione indigena.
E così eccoci  a riprendere il discorso sul selenio interrotto nell' ultimo post, un elemento  circondato da un certo alone di mistero fin dai tempi degli alchimisti e ancora in parte sconosciuto (al quale ben si addice il nome, da "selene" che significa "luna", come a volerne sottolineare la "lunaticità") che, a causa della sua distribuzione fra le più disomogenee, esemplifica forse meglio di qualsiasi altro tale concetto, anche se di questo  non si tiene praticamente mai conto quando si presenta il problema di individuare gli alimenti dove reperire questa o quella sostanza nutritiva, confidando nei dati  forniti   dalla letteratura specifica e riportati con sconcertante precisione nelle solite tabelle.
Insomma, se pensate che ogni alimento che portiamo in tavola contenga determinati nutrienti in quantità e percentuali   più o meno definite e costanti siete sulla strada sbagliata.
Quanto sto per illustrare sul selenio, un oligoelemento tanto importante quanto poco conosciuto, lo chiarirà in modo drammatico, perchè fra le sue proprietà ce ne sono alcune davvero importanti, come  quella anticancerogena e quella anticardiopatica. Non si deve perciò pensare che gli oligoelementi, con cui per definizione si intendono quegli elementi contenuti in tracce negli alimenti e il cui fabbisogno è così modesto da essere valutato in microgrammi (mcg), ossia milionesimi di grammo, siano per questo meno importanti degli altri.
Ebbene, confrontando due stati federali USA come l' Ohio, i cui terreni risultano i più poveri  degli Stati Uniti quanto a contenuto di  selenio, e il Sud Dakota, dove se ne trova la maggiore quantità, si è riscontrato nel primo un numero più che doppio di decessi per tumori rispetto al secondo (se ne parla qui).
Coincidenza? Direi proprio di no, visto che una simile correlazione è stata confermata in altre parti del mondo:
In Venezuela ad esempio, il cui suolo è molto ricco di selenio, l' incidenza di tumori all' intestino crasso ad esito mortale è uguale a meno di un quarto di quella rilevata negli Stati Uniti; in Cina si è riscontrato che l' incidenza di vari tipi di tumore è più alta in quelle regioni dove i terreni coltivabili sono poveri di selenio rispetto alle regioni i cui terreni ne sono  ricchi; e ancora, la bassa diffusione del tumore al seno in Giappone viene da molti attribuita alla dieta locale ricca appunto di selenio (e scarsa di latticini e zucchero, aggiungerei io): infatti le giapponesi immigrate negli Stati Uniti presentano tassi molto più alti di questa malattia, in quanto finiscono con l' adottare le stesse abitudini dietetiche locali.
Inoltre è stato accertato un maggiore tasso di tumori (specie quelli del tratto gastrointestinale e della prostata) nei soggetti con bassi livelli di selenio nel siero, e in particolare fra quelli che avevano anche carenze di vitamine E ed A. Si tratta di studi particolarmente significativi in quanto le analisi sono state eseguite prima dell' insorgenza dei tumori e confermate in seguito.
Non sono completamente chiariti i meccanismi con cui il selenio esercita il suo effetto protettivo nei confronti dei tumori, ma di sicuro hanno a che fare con le  proprietà antiossidanti di una serie di enzimi selenio-dipendenti, il più importante dei quali è la glutatione perossidasi, che neutralizzano i pericolosi radicali liberi. Questi ultimi, fra l' altro, possono danneggiare il DNA nel momento della sua replicazione (quando le due eliche che lo compongono si dividono esponendosi così ai fattori ambientali), inducendo mutazioni genetiche che possono dar luogo ad una neoplasia (cancro). Ebbene il selenio sembra in grado non solo di contrastare direttamente i radicali liberi, ma anche di attivare gli enzimi preposti alla riparazione dei danni al DNA da parte di questi ultimi; 
Un' altra modalità di protezione antitumorale del selenio potrebbe essere  dovuta al suo ruolo di sostegno delle funzioni immunitarie e alla sua azione antinfiammatoria. Si tratterebbe dunque in questo caso di un effetto indiretto, essendo nota l' influenza delle condizioni del sistema immunitario e degli stati infiammatori cronici sulla genesi e lo sviluppo delle neoplasie.
Anche in questo ruolo immunostimolante e immunomodulante sono chiamate in causa principalmente le proprietà antiossidanti del selenio che, in sinergia con la vitamina E, proteggerebbe istiociti e macrofagi (i globuli bianchi che fagocitano gli invasori) dall' ossidazione dei radicali liberi che essi stessi producono per combattere gli agenti patogeni; inoltre l' efficienza di tutte le cellule del sistema immunitario richiede l' integrità delle loro membrane cellulari ed è noto come queste (e precisamente i loro costituenti lipidici) siano uno dei principali bersagli dei radicali liberi.
Ma, come dicevo prima, la territorialità delle patologie da carenza di questo minerale si palesa anche nel caso delle cardiopatie: le regioni orientali degli Stati Uniti, che hanno un suolo povero di selenio, sono anche quelle che detengono la più elevata incidenza di queste patologie; in Finlandia, un altro territorio molto povero di selenio (tanto che il Ministero dell' Agricoltura finlandese ha instaurato parecchi anni fa un programma d'arricchimento dei concimi agricoli con composti inorganici di selenio) e con un alto tasso di cardiopatie, una ricerca che ha monitorato 11000 soggetti ha meso in luce che quando nel sangue le quantità di selenio  (al quale si attribuisce, fra l' altro, un effetto anticoagulante sulle piastrine) si abbassano al di sotto dei 45 microgrammi/litro le probabilità di patologie coronariche ad esito fatale sono tre volte superiori a quelle rilevate in soggetti con un sangue molto più ricco di questo elemento; 
Una miocardiopatia con degenerazione articolare conosciuta come morbo di Keshan-Beck è una condizione endemica di alcune regioni della Cina molto povere di selenio. La sua patogenesi si fa ricondurre  ad un enterovirus (coxsackie) che diverrebbe virulento a causa di modificazioni genetiche indotte  nel virus stesso proprio dalla carenza di  selenio e vitamina E.
Oltre alle sue note capacità chelanti, e quindi  disintossicanti, nei confronti dei metalli pesanti (mercurio, cadmio, piombo, arsenico),  di cui ho parlato nel post precedente, altre importanti funzioni  riguardano la fertilità maschile (il selenio stimola la motilità degli spermatozoi, un parametro fondamentale per valutare la loro capacità di fecondare) e la tiroide, data la sua facoltà di convertire il principale ormone tiroideo, la tiroxina (T4) nella sua forma attiva, la tri-iodotironina (T3). E dato che il processo di sintesi ormonale in questione porta alla formazione di radicali liberi, anche in questo caso il selenio si rivela provvidenziale nel preservare la funzionalità della ghiandola da sicuri danni.
E sempre a proposito dei radicali liberi, è da tempo risaputo che questi "teppisti" biomolecolari non sono in qualche modo responsabili solo di tutte le principali patologie degenerative, ma anche dell' invecchiamento dei tessuti, perciò il selenio, quando lavora in sinergia con la vitamina E e la C, è da considerare fondamentale per mantenere un aspetto  più  giovanile e una pelle fresca, tonica ed elastica  (le rughe sono una diretta conseguenza dell' effetto dei radicali liberi sul collagene, una sostanza fondamentale dell' onnipresente tessuto connettivo).
Purtroppo il contenuto di selenio nei vari alimenti (nel post precedente ho elencato quali ne sono più ricchi), al pari di tutti gli altri oligoelementi, è andato progressivamente scemando specie in questi ultimi cinquant' anni soprattutto a causa delle scellerate pratiche dell' agricoltura intensiva moderna, che sconvolge gli equilibri ecologici dei terreni di coltura depauperandoli dei loro minerali; un altro motivo di carenza potrebbe essere l' azione controproducente dell' anidride solforosa che si deposita al suolo in conseguenza delle piogge acide, essendo lo zolfo un antagonista del selenio. Oltretutto il suolo dei Paesi europei non si distingue per la ricchezza di questo minerale.
Del resto se qualcuno ha pensato di produrre patate arricchite con selenio (contraddistinte dal marchio "Selenella", come molti sapranno) e altri ortaggi simili un motivo ci sarà (anche se alcuni nutrono dubbi sulla validità di questa trovata).
E a proposito di alimenti arricchiti e integratori bisogna dire che, anche a causa della potenziale tossicità del selenio quando assunto in dosi superiori al proprio fabbisogno per lunghi periodi (eventualità, questa, estremamente remota se il minerale lo si assume attraverso i comuni alimenti), è opportuno sapere che il selenio assunto in forma inorganica (seleniuro e seleniato di sodio, per esempio), oltre ad essere meno biodisponibile,  può al contempo  più facilmente rivelarsi tossico rispetto a quello presente in forma organica (cioè incorporato in molecole complesse come quelle che si ritrovano negli organismi viventi) come la selenometionina e la selenocisteina. Inolre il selenio inorganico tende a legarsi alla vitamina C rendendosi meno disponibile.
Bisogna perciò fare attenzione agli integratori perchè, se di solito questi sono preparati con lievito di birra cresciuto in terreni di coltura arricchiti con selenio, e quindi contenenti il minerale quasi esclusivamente in forma organica, essendo stato previamente assorbito ed elaborato dai microrganismi, alcuni  prodotti contengono semplicemente lievito di birra addizionato con selenio inorganico. In tal caso, oltre alla scarsità del selenio organico, ci si ritroverà per giunta proprio quello meno utile e rischioso.
Michele Nardella


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