A cura di Ilenia Zodiaco
Il self-publishing e il mercato dei libri digitali sono le grandi novità con cui l'editoria sta facendo i conti. Sono due fenomeni speculari. Infatti l'auto pubblicazione è sempre esistita -pensiamo a fenomeni come quello di Federico Moccia, intento a distribuire copie fuori dai Licei – ma è in correlazione al mercato digitale che si sta imponendo come una fetta di mercato da tenere in considerazione. Lo spazio online, soprattutto se messo a disposizione da grandi colossi come Amazon, permette di azzerare i costi di produzione e di distribuzione, ma anche il lavoro di editing. Il costo di produzione è difatti inesistente in quanto copia digitale ,del cui formato e della cui “manutenzione” si occuperebbe l'autore stesso, e il lavoro di editing, così come il lavoro di distribuzione, sono anch'essi a carico dello scrittore-pubblicatore (condividere sul web graverebbe unicamente su di lui, dipenderebbe dal suo impegno, non dal reparto marketing di una casa editrice).Insomma il self-publishing riduce all'impotenza la casa editrice, mediatrice tra scrittore e pubblico. C'è chi gioisce perché vede nell'auto pubblicazione un mezzo democratico per emergere senza dover “regalare” soldi a intermediari spesso scomodi, poiché è radicata in molti lettori e scrittori l'immagine di una casa editrice cinica e sanguisuga, defraudatrice, che lucra sul merito altrui. La realtà, naturalmente, è molto diversa: ci sono piccole e medie case editrici che lottano per la sopravvivenza così come grandi gruppi editoriali voraci e onnipotenti. Non è questo il luogo per discutere la situazione dell'editoria italiana, la volontà è quella di ragionare sulle differenze concrete che distinguono un romanzo autopubblicato da quello curato da una casa editrice per constatare se davvero oggi non abbiamo più bisogno dell'editoria e soprattutto, ed è questo l'aspetto che più ci interessa, se davvero il self-publishing aiuta gli scrittori emergenti.Spesso il motivo per cui ci si autopubblica è: tutte le case editrici hanno rifiutato il mio romanzo. Su dieci autori, per cinque di essi c'era un motivo. Rimangono altri cinque talenti incompresi. Cosa fanno? Mettono a disposizione il loro genio su siti di autopubblicazione ad un prezzo medio-basso. Il pubblico che riusciranno a raggiungere sarà dieci volte più limitato rispetto alla distribuzione di una casa editrice. Perché? Perché il personale della casa editrice è pagato e ha studiato come fare pubblicità nel mercato dei libri, anche se non sempre (parleremo in un altro momento dell'abbassamento di qualifiche dello staff delle case editrici). Ci sono delle eccezioni, come Amanda Hocking, autrice americana di fantascienza che ha
Un lampante caso di
discutibilissima
autopubblicazione italiana
(n.d.r)