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Self-publishing, proprio per tutti?

Creato il 18 novembre 2011 da Scrid

[..]ho deciso di tentare il self-publishing. Ho terminato la prima stesura di un romanzo breve che sto pensando di rilasciare in e-book e, con una piccola tiratura, a stampa. Poi vedremo che cosa succede.
Non è una cosa da raccomandare a un autore esordiente perché, con ogni probabilità, un e-book autopubblicato finirà nell’oceano dei libri digitali, con pochi lettori oltre un pugno di blogger. Ma per un autore come me e per altri in simili condizioni – a metà carriera, di mezza età, poco pretenziosi e con una buona comprensione del web – il self-publishing sembra avere un senso.
Grazie ad alcune circostanze fortunate e a una situazione economica favorevole, ho potuto disporre di una risorsa in grado di sostenere la mia famiglia per il tempo necessario a scrivere. Non sono mai stato uno scrittore di best seller e non ho mai ottenuto dei ricavi continuativi dai miei libri, fatta eccezione per la curatela di un libro di gialli con un editore indipendente, solo perché non avevo avuto alcun anticipo. Nonostante ciò, mi sono creato una piccola audience e un nome.

Questo breve estratto di un articolo apparso su New York Times a firma dello scrittore Neal Pollack (la versione integrale si trova nell’ebook che goWare ha dedicato all’editoria digitale) riassume in poche righe alcuni degli aspetti fondamentali che uno scrittore esordiente dovrebbe prendere in considerazione prima di scegliere la via del self-publishing.
Avete una buona conoscenza del Web e delle sue dinamiche? Avete già un certo seguito di lettori? Avete tempo e modo per studiare delle strategie di vendita e aggiustare il tiro nel caso di un esordio fallimentare?

Lo stesso Pollack ricorda che addirittura Stephen King ha alle spalle un tentativo fallito di auto-pubblicazione; probabilmente anticipò troppo i tempi, ma le sue spalle erano abbastanza forti per proseguire nella fortunata carriera.

Lo so, a questo punto vi starete chiedendo cosa deve fare un aspirante autore per farsi pubblicare, se anche il self-publishing è raccomandato ai già noti e le case editrici per lo più snobbano gli esordienti?

Il punto è che se sei un aspirante scrittore dovresti chiederti perché un lettore (un lettore di oggi bombardato da contenuti di ogni genere) dovrebbe soffermarsi a leggere proprio ciò che tu hai scritto. Vi assicuro che esiste un esercito di pseudo scrittori spinti dall’assoluta presunzione di essere i nuovi geni incompresi della letteratura contemporanea e che, quindi, hanno dato alle stampe la loro incommensurabile opera prima ancora di verificarne l’effettiva qualità.

Sarà ingenuo, ma chi vuole scrivere e ne ha oggi tutti i mezzi possibili – blog, social network, contest online – prima di voler guadagnare con un libro, dovrebbe pensare a migliorare la propria scrittura, portarla ad un livello professionale facendola passare attraverso il vaglio dei lettori e delle case editrici (quelle che si degnano di rispondere, almeno).

Self-publishing, proprio per tutti? Come sostiene la nostra Joanna Penn, i book buyers, hanno bisogno di conoscere e confidare in un autore prima di comprare il suo libro. Insomma, nell’era del pollice all’insù, devi prima raggiungere ai tuoi lettori, piacergli, instaurare un rapporto di fiducia con loro, altrimenti perché dovrebbero comprare il romanzo di uno sconosciuto, magari già bocciato dalle case editrici?

Tu lo faresti?

Purtroppo o per fortuna, il marchio di un editore su un libro è ancora un distintivo di qualità (certo non sempre corrispondente a realtà) ma un “se ne chiacchierava su Facebook” o “ne ho letto alcuni capitoli gratis” oppure “seguo il suo blog, è fortissimo”, potrebbero fare la differenza.

Quindi, pazientate e lavorate sodo per spianarvi la strada prima di mettere in vendita il vostro libro.


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