“Braveheart, cuore impavido” è appena terminato, un film davvero molto bello, pieno di valori. Onore, amor di patria e rispetto. Oltre a tutte le scene di battaglia, che sicuramente molti di Voi hanno apprezzato, mi hanno colpito una serie di particolari, legati per lo più all’epoca in cui è ambientato il film: tutte le volte che William Wallas si presentava al popolo, lo stesso non lo riconosceva, sostenendo che “il vero William Wallas è alto ameno 2 metri, e sputa palle di fuoco dagli occhi”.
A parte “il mito e la leggenda”, la situazione “aggiornata” ad oggi non sarebbe possibile, ma lo era sicuramente fino a qualche decennio fa. La condivisione delle informazioni, la possibilità di conoscere l’aspetto delle persone, il loro volto, le loro generalità, era tutto meno che “ovvio”.
Oggi, costantemente ci troviamo ad immettere nostri dati, foto, condividere informazioni, essere osservati da telecamere. Sarebbe praticamente impossibile che qualcuno di Noi non potesse essere riconosciuto, anche involontariamente. Di questo continuo raccogliere dati, di questo continuo fare statistiche, avevamo già parlato sotto una luce diversa, il SELF TRACKING. Avevamo inoltre parlato di come il self tracking potesse essere applicato alla medicina. Questo, grazie ad un progetto nato 4 anni fa, è oggi realtà.
Il portale Patients Know Best, fondato dall’allora praticante medico Mohammad Al-Ubaydli originario del Bahrain è una sorta di “grande database” , in cui SONO I CLIENTI AD AVERE ACCESSO ALLA GESTIONE DEI PROPRI DATI.“Il software consente ai pazienti di insegnare ai dottori come trattare i loro sintomi” afferma il CEO. I pazienti possono infatti accedere alle proprie note, seguire i propri miglioramenti e dare dei feedback ai medici, scambiando con loro informazioni in tempo reale. Questo, ad oggi non sarebbe possibile se non su un ricovero, oppure con un impegno constante di risorse non condivise (un medico per ogni paziente, in contatto costante).
Il sito è ad accesso gratuito per tutti i pazienti del Serivizio Sanitario Nazionale Americano (NHS) mentre per le organizzazioni sono disponibili soluzioni di accesso dedicate. E come la mettiamo con la privacy? I dati sono accessibili solamente ai pazienti ed ai rispettivi medici, mentre se terzi (familiari o compagnie di assicurazione) vorranno accedervi sarà il paziente stesso a dare il consenso. Tutti i dati inoltre sono protetti da password oltre che criptati.
Grazie a servizi come questo, magari con ulteriormente sviluppati, avremo potuto “dimostrare” che William Wallas non era alto 2 metri, e non sparava palle di fuoco dagli occhi, ma saremmo riusciti anche a capire molto altro sulla sua salute…. In merito alla libertà che tali tecnologie possono offrire, come avrebbe detto Wallas:
…Agonizzanti in un letto fra molti anni da adesso, siete sicuri che non sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi, per avere l’occasione, solo un’altra occasione di tornare qui sul campo ad urlare ai nostri nemici che possono toglierci la vita, ma non ci toglieranno mai LA LIBERTA’!…
Al tempo, come un giudice imparziale, l’ardua sentenza.
NOTA: potete trovare il servizio su WIRED-UK (in inglese) a questo link