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Self/less

Creato il 16 settembre 2015 da Lamacchinadeisogni

SELF_LESSTITOLO: SELF / LESS

GENERE: FANTASCIENZA

RATING:  * * –

TRAMA:

Damian Hale è il miliardario americano che ha praticamente costruito New York. Da sempre al potere non gli piace perdere, ma un cancro incurabile ed un’aspettativa di vita di sei mesi lo mettono con le spalle al muro. Seppur titubante accetta di sottoporsi allo “shedding”, una terapia segretissima riservata a grandi menti e personaggi facoltosi, ideata dal misterioso dott. Albright. Tramite lo shedding è infatti possibile trasferire la coscienza di un uomo da un corpo all’altro, ma …

(Regia: Tarsem Singh – anno 2015)

 COMMENTO:

Nella storia del cinema nulla è più scontato di una film che racconti le vicende di un trapianto d’organi! Tale sovrabbondante produzione ci ha ormai educato agli inevitabili conseguenze cui andrà incontro il protagonista a seconda del pezzo sostituito: se gli hanno trapiantato un cuore è quasi certo che ricorderà la moglie o la fidanzata o i figli del donatore, se gli hanno trapiantato lo stomaco si ricorderà dell’ultimo piatto di gamberoni mangiato in ristorante, se gli hanno trapiantato qualcosa di Rocco Siffredi probabilmente i ricordi saranno differenti, ma lo schema è sempre identico. Allora vi domando e chiedo, cosa mai potrà succedere in un film la cui trama ti dice che ad essere trapiantata in un altro corpaccione giovane sarà la coscienza stessa?

Con l’identica sorpresa di un precario che vede  rifiutarsi un mutuo da una banca, sono quindi andato a vedere Self/Less, costretto da quella sopraffina arte di convincimento/ritorsione che soltanto mogli o fidanzate possiedono, quando ti lasciano intendere che solo  accompagnandole a vedere quel film si eviteranno tutta una serie di spiacevoli conseguenze. Per quieto vivere ho così visto una pellicola che tristemente lascia intendere cosa vedrai già prima di entrare in sala, figuratevi quale sarà la vostra capacità di previsione vedendo addirittura qualche scena del film!

Nulla da dire sulla brevissima parte iniziale affidata ad un sempre grande Ben Kingsley, che ricalca quella dell’ormai stanco e malato Dott. Faust di letteraria memoria, che in punto di morte decide di fare il fatidico patto col diavolo (nel film, lo scienziato dott. Albright). Ma fatto il trapianto di coscienza, tramite due centrifugone magnetiche, la palla passa a Ryan Reynolds, l’attore che presta il suo giovane e prestante corpo al vecchio magnate. La sua recitazione è appena sufficiente ma il film inizia subito a produrre tutta quella spiacevole serie di effetti-previsione che tolgono ogni traccia di pathos alla storia. I colpi di scena ridotti al minimo sindacale, le banali scene di azione con auto e sparatorie montate quì e là nel tentativo di svegliare dal torpore lo spettatore, la pessima Natalie Martinez (nei panni di Madeline) fanno il resto. Per non sparare sulla croce rossa eviterò inoltre di parlare di originalità rispolverando film recenti come Transcendence, dove Johnny Depp, alias Will Caster, per rimanere immortale  riversa la propria coscienza in un pc.

Tuttavia, per tener fede all’impegno che ho preso nel creare questo blog, ossia trovare sempre una risposta alla domanda “cosa mi porto a casa dopo aver visto questo film?”, posso dire che anche in questo caso, raschiando il fondo e le pareti del barattolo di marmellata, qualcosa ho trovato: il tema dell’attaccamento alla vita ed il suo senso. Infatti, anche Damien Hale si rende ben presto conto che l’ubriacatura di delizie materiali che un giovane corpo può regalare ad un vecchio sono effimere. Dopo aver giocato centinaia di partite a basket, trombato ogni giorno giovani e splendide ragazze diverse, mangiato quintali di burro di arachide, si ricomincia a provare lo stesso identico senso di vuoto che si provava prima di quell’abboffata corporale e ricominciano a presentarsi altre domande, decisamente più fondanti, tanto da scoprire che alla fine, il senso della vita forse stà proprio nel sacrificarsi per donarla agli altri …



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