Sono passati sei anni da quando Amazon ha acquisito CreateSpace, una piattaforma di publishing on-demand, e quasi quattro da quando ha annunciato la funzione gratuita di self-publishing, ovvero la possibilità di auto-pubblicare il proprio libro online a costo zero. Quattro anni sono un lasso di tempo piuttosto lungo, soprattutto nel frenetico mondo dei nuovi media, ma il self-publishing, a differenza di quanto pronosticato, non ha ancora raggiunto il pubblico di massa. Eppure sembra che qualscosa stia cominciando a cambiare…
In realtà, il self-publishing è il modo più veloce, più redditizio e più semplice per diffondere i propri manoscritti, tanto che molti libri auto-pubblicati sono poi venduti nelle librerie tradizionali. L’unica “pecca” del self-publishing, se ne vogliamo trovare una, è il fatto che non includa una strategia di promozione e di marketing, che invece si avrebbe con un contratto di pubblicazione tradizionale. Con l’avvento dei social media, però, questo è un problema che può essere facilmente risolto. Le community di Amazon sono stracolme di autori che chiedono di leggere e commentare il proprio libro, ma questa strategia funziona poco. E’ al di fuori di Amazon che bisogna creare rumour attorno alla propria opera, quindi su Facebook, Twitter, blog, forum e quant’altro.

Quello di John Locke pare non essere un caso isolato: basta pensare che nella classifica di Amazon degli ebook più venduti, tra i primi 100, 28 sono frutto di self-publishing. Per chi si occupa di libri, questi sono dati da non trascurare. Dopo quattro anni, quindi, l’inversione di tendenza nel mondo dell’editoria è davvero cominciata e, a questo punto, non la possiamo più ignorare.






