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Selma

Creato il 13 febbraio 2015 da Ussy77 @xunpugnodifilm

22069_bigDa Selma a Montgomery: Ava DuVernay mette in scena la Storia

Film cronachistico e necessario, Selma racconta l’uomo Martin Luther King e la sferzante lotta non violenta per ottenere i sacrosanti diritti civili per il suo popolo. Il tutto rappresentato con enfasi e durezza; un film per non dimenticare.

Nella primavera del 1965 un gruppo di manifestanti, guidati dal Dott. King, decide di recarsi a Selma in Alabama per esprimere il proprio dissenso contro il divieto per i cittadini afroamericani di iscriversi alle liste elettorali.

La Storia bussa nuovamente alla porta di Hollywood e il risultato è Selma, un prodotto che racconta senza peli sulla lingua la lunghissima strada che ha portato il popolo nero a ottenere il diritto al voto. E il film misura l’importanza del tema senza mezzi termini, toccando le varie tappe in modo lineare e sottolineando con estrema lucidità quanto questa lotta senza quartiere sia stata decisiva per rinsaldare ogni conquista precedentemente ottenuta. Tuttavia anche se l’impronta civile appare centrale fondamento della pellicola, la regista DuVernay si occupa anche di altro e prova ad andare a scavare nella profondità dei caratteri dei personaggi: dalla dubbiosa fragilità di Martin Luther King, che si scioglie e si tramuta in potenza retorica sui palchi davanti al proprio pubblico, alla lieve prepotenza del presidente Johnson, sguardo greve e scorza insormontabile, ma dotato di lungimiranza e intelligenza politica.

Selma punta dritto alla meta e costruisce un personaggio empaticamente compiuto, vivo e credibile (e grande merito va all’interpretazione di Oyelowo), su cui la pellicola si poggia sia dal punto di vista pubblico che nell’intimità familiare, dando necessaria importanza alla moglie Corette, prima sostenitrice del marito, ma consapevole di doverlo dividere con l’opinione pubblica. E fino a qui ci si accorge di quanto sia riuscito un film che delinea una figura che troppo spesso è rimasta confinata nei dimenticatoi di Hollywood, lasciando più spazio ad altre figure di spicco della lotta per i diritti degli afroamericani (come dimenticare il Malcom X di Spike Lee). Tuttavia ciò che convince meno del film diretto da Ava DuVernay è proprio quell’eccesso di enfasi (caratteristica dominante in film storici dall’importante impatto umano) e quell’approccio documentaristico che fa balenare (forse in modo involontario) uno sproporzionato distacco da parte della regista.

Sequenze in ralenti e cambi repentini di registro sono i cardini di una storia che doveva essere portata al cinema per non dimenticare e per ravvivare, di tanto in tanto, la fiammella antirazzista che, volente o nolente, rimane sempre flebilmente accesa negli Stati Uniti. Selma utilizza la chiave di volta giusta (gli spezzoni di repertorio soprattutto in chiusura di pellicola sono stralci di Storia nemmeno troppo lontana), rivelandosi cinema classico, tradizionale e solido. Un film politicamente corretto, che segue in modo preciso e senza fronzoli la linea retta della Storia, cesellando in modo più profondo i buoni (King, Johnson e i più o meno giovani militanti del reverendo) e delineando in modo più superficiale i cattivi (primo fra tutti il governatore segregazionista Wallace). Abbastanza retorico e commovente quanto basta, Selma è autorappresentazione concisa e necessaria. E ciò è sufficiente.

Uscita al cinema: 12 febbraio 2015

Voto: ***1/2


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