Magazine Cinema
Ad ogni edizione degli Oscar ci sono ingredienti immancabili: il film outsider che ha conquistato pubblico e critica, la rinascita di un attore, la grande prova di un altro che si è imbruttito/reso aderente alla malattia che deve interpretare, e un film o un attore che vada a rappresentare la comunità afroamericana.
Come se l'America si sentisse sempre in colpa, sempre con la coscienza sporca.
Pensateci bene, e senza nessuna punta di polemica o discorsi razziali: lo scorso anno 12 anni schiavo, quello prima Django Unchained e Lincoln quello prima ancora The Help.
Quest'anno abbiamo Selma.
Candidato a ben 4 Golden Globe, è riuscito a trionfare solo in quello riguardante la miglior canzone (Glory, interpretata da John Legend e Common), per poi veder ridotte le sue nominations alla statuetta più importante a due sole: sempre per la canzone, e quella importantissima per miglior film.
Strano, in ogni caso, che un film in lizza nella categoria più importante sia stato snobbato in tutto il resto, per gli attori o per la regia, per il montaggio o per la fotografia, nemmeno nei cosiddetti premi tecnici è presente.
La sensazione, a scatola chiusa, era per l'appunto quella di un contentino, di dover forzatamente rappresentare anche quest'anno una comunità.
Ma non è così, placate i vostri animi. Non è così.
Selma ha tutto il diritto di concorrere assieme a film dal progetto più entusiasmante (Boyhood) o dalla realizzazione più fresca (Birdman), perchè Selma nella sua classicità fa quello che il cinema mainstream è chiamato a fare: intrattiene, insegna, ricorda e soprattutto non fa dimenticare.
Sono la prima ad ammettere infatti che dei fatti di Selma (siamo nella primavera del 1965, in Alabama) non conoscevo proprio nulla, che la figura di Martin Luther King venerata e idealizzata, era sempre stata toccata di corsa a scuola come fuori, ritenuto lontano seppur ancora attuale con le sue parole, in un'epoca -in cui in realtà i nostri genitori già vivevano e crescevano- diventata un lontanissimo ricordo spesso carico di cliché.
Selma ha la forza di portarci in mezzo a quegli anni di tumulto, dove i diritti fondamentali mancavano a quasi la metà della popolazione americana, compreso quello di voto, concesso sulla carta, ma in realtà ostacolato soprattutto negli stati del sud da burocrati razzisti e retrogradi.
A guidare il movimento che chiede cambiamento, chiede uguaglianza, è un Martin Luther King che ci viene presentato con tutte le sue debolezze e i suoi dubbi, con la stanchezza, anche, che avanza.
Battaglia dopo battaglia, ci sono morti e feriti con cui fare i conti, c'è una famiglia, pure, la cui incolumità è sempre messa a rischio.
Selma è così una delle tante tappe del suo percorso e della sua guerra all'ineguaglianza, dove non mancarono, anzi, i morti e i feriti, ma dove per la prima volta qualcosa si smosse, nelle coscienze della gente, e in quella del Presidente degli Stati Uniti stesso (Lyndon B. Johnson).
La ricostruzione impeccabile di un'epoca (dalla fotografia agli abiti, a quanti rappresentati) si unisce a uno stile classico e forse un po' didascalico del racconto.
A fare da legante sono le trascrizioni registrate dall'FBI sui movimenti, le comunicazioni e i piani del signor King, spiato da J.Edgar Hoover.
Con questa modalità di narrazione, la storia si svolge davanti ai nostri occhi, non risparmiandoci colpi, sangue e manganellate di sorta, mostrandoci non solo l'ignoranza (perchè anche di questo si tratta) della polizia, ma anche di chi la polizia la sostiene e la incita in interventi inumani.
Momenti di buonismo e pietismo gratuito ci sono comunque, inevitabilmente, così come i grandi discorsi con cui sono infarciti anche i dialoghi più informali che nell'ultimo atto del film appesantiscono di non poco la visione.
Ma poco importa, tirando le somme, perchè una storia simile, dei fatti simili, non possono essere dimenticati, così come quelle parole, urlate dal palco da Martin Luther King, devono rimanere scolpite nella coscienza di chi, oggi, il diverso non lo accetta.
Nella sua classicità, quindi, nella sua solidità di prodotto hollywoodiano, Selma colpisce e affonda, merito anche di interpreti altrettanto solidi, di canzoni emozionanti e di una linearità nel racconto che i mille biopic usciti finora dovrebbero invidiare.
Guarda il Trailer
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Big Game
Anno: 2015Durata: 90'Distribuzione: Eagle PicturesGenere: AzioneNazionalita: USARegia: Jalmari HelanderData di uscita: 25-June-2015Il coraggio, un patto, la... Leggere il seguito
Da Taxi Drivers
CINEMA, CULTURA -
The Green Inferno – Nuovo trailer e conferma della release italiana per il 24...
Nessuna buona azione resterà impunita. Così recita il nuovo trailer italiano di The Green Inferno, film diretto da Eli Roth, che non altro che è un omaggio al... Leggere il seguito
Da Taxi Drivers
CINEMA, CULTURA -
L’esilio (A Tolonc) – Mihály Kertész (1914)
Prima di andare negli Stati Uniti e vincere due Oscar, Micheal Curtiz aveva conosciuto il successo in Ungheria. Tra i suoi primi lungometraggi troviamo A Tolonc... Leggere il seguito
Da Mutosorriso
CINEMA, CULTURA -
Il cinema italiano protagonista alla cineteca di La Paz, in Bolivia con...
Continua lo straordinario tour in America Latina di Born in the U.S.E. – Nato negli Stati Uniti d’Europa, il film scritto e diretto dall’anarchico regista... Leggere il seguito
Da Taxi Drivers
CINEMA, CULTURA -
Stasera alle 21,10 su Mediaset Italia 2 La cosa di John Carpenter
Anno: 1982Durata: 109'Genere: FantascienzaNazionalita: USARegia: John CarpenterLa cosa (The Thing) è un film del 1982 diretto da John Carpenter, liberamente... Leggere il seguito
Da Taxi Drivers
CINEMA, CULTURA -
Angoscia (Gaslight, 1944)
Londra, età vittoriana. Al n. 9 di Thornton Square è stato commesso un omicidio, ai danni della famosa cantante lirica Alice Alquist, strangolata all’interno... Leggere il seguito
Da Af68
CINEMA, CULTURA