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Selvicultura in pillole I

Creato il 04 luglio 2010 da Dario
Selvicultura in pillole I

Facciamo finta che l'uomo con le sue avide zampacce non esista. Facciamo uno sforzo di immaginazione e visualizziamo un ampia superficie sulla quale sono piovuti migliaia di semi di alberi di pino silvestre e betulla. E' una tipica situazione norvegese. Che cosa succede?


Nei primi anni assisteremo alla germinazione dei semi e la superficie si riempirebbe di rinnovazione, ossia giovani alberi di altezza inferiore al mezzo metro, il fusto elastico e sottile.


La densità degli alberi è altissima, attraversare a piedi quella superficie sarebbe piuttosto impegnativo. Con passare delle stagioni noteremo la scomparsa di tutti quegli alberi i cui semi sono germinati in posti sfigati; troppo aridi, troppo umidi, interessati da violente slavine ecc.


Successivamente si instaura una lotta senza quartiere fra gli alberi per raggiungere la luce. Chi cresce più in fretta e raggiunge il piano dominante riesce a svilupparsi e ad esprimere tutto il suo potenziale biologico, gli altri soggetti, quelli più bassi relegati al piano dominato con il passare degli anni muoiono.


E' una situazione comune anche in Italia. Fatevi un giro in montagna, entrate in un bosco e confrontate il numero di piante adulte con il numero di piante giovani. La differenza è notevole.


Apprezzereteanche il fatto che la distanza fra due piante adulte è maggiore rispetto alla distanza di due piante giovani. Perché? Perché l'albero adulto ha bisogno di uno spazio vitale più ampio e se lo crea ombreggiando i suoi vicini e conducendoli a morte.


Dopo circa un centinaio di anni il nostro bosco sarà composto di alberi adulti ovvero maturi. Si tratta degli alberi più forti cioé quelli dotati di un buon patrimonio genetico, cresciuti in un'area favorevole e che hanno avuto culo. Sono i vecchi e saggi alberi ai quali si chiede consiglio distesi alla loro ombra, gli stessi che pero' hanno sterminato fratelli e cugini. Sono loro che si impollinano vicendevolmente e disseminano la nuova generazione.


Dopo si fanno vecchi e deboli.


Non muoiono nel sonno né tanto meno soffrono di infarti o ictus, semplicemente nella loro debolezza non riescono a contrastare gli attacchi di funghi ed insetti i quali se ne cibano e li portano a morte. Un albero morto schianta ovvero cade a causa di vento, neve o pioggia e libera il suo spazio vitale per la nuova generazione e via così per secoli fino a quando non succede qualcosa di catastrofico tipo un eruzione vulcanica, un grande incendio, un cambiamento climatico, un alluvione ecc.


Questa che vi ho descritto è in sintesi la premessa per i discorsi che verranno. Si evince che



  • Il bosco non ha bisogno dell'intervento dell'uomo.
  • Il bosco segue un ciclo vitale dinamico nel tempo.
  • La maggioranza del popolamento di un bosco muore prima di raggiungere lo stadio maturo.

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