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Selvicultura in Pillole IV

Creato il 04 luglio 2010 da Dario
Selvicultura in Pillole IV I concetti che vi ho illustrato non sono teorici bensì terribilmente pratici.
I piani di assestamento esistono. A Verona possono essere consultati presso la sede dei Servizi Forestali.
Basta andare lì e chiedere il piano di assestamento di un comune (di montagna, chiaro). Ve lo consegnano e vi si apre un mondo. Se andate in trentino questi tomi sono rilegati in pelle e custoditi in una stanza considerata sacra da tutti gli addetti ai lavori.
Li consultano le guardie forestali, gli addetti alla martellata (cioè chi sceglie le piante da abbattere) Il numero di metri cubi di legname che si possono prelevare da una particella non possono superare quelli prescritti nel piano.
Ci sono due numeri interessanti quando si parla di prelievo di legna. Faccio un esempio reale con i dati della mia tesi di laurea.
All'interno della comunità montana Agordina in provincia di Belluno (i cui boschi coprono una superficie di 40.000 ettari) si abbattono circa 8000 metri cubi di legname all'anno!
8000 metri cubi! Cioè se il legname venisse accumulato in un posto solo, la catasta avrebbe le dimensioni di un palazzo di 400 metri quadrati di superficie e di 20 metri d'altezza. C'è da gridare allo scandalo! Deforestazione selvaggia! Ambientalisti a raccolta!
Invece respiriamo tranquilli, andiamo a vedere il piano di assestamento e scopriamo che la provvigione di quell'area ossia il quantitativo di legno in piedi (alberi vivi) è pari a 400.000 metri cubi. Ossia ogni anno si taglia solo il 2% della provvigione.
Però qualcuno osserverà che il 2% quest'anno il 2% l'anno prossimo alla fine non resta niente.
Stolti e tardi di cuore, come diceva il migliore selvicultore della storia, non vi ho forse detto che il bosco cresce?
Ogni hanno nell'agordino si stima che i boschi crescano di 66000 metri cubi.
Facciamo un bilancio. Il bosco cresce di 66000 metri cubi all'anno e ne portiamo a casa 8000.
Il bosco nonostante il nostro prelievo cresce quindi di 58000 metri cubi (1,45 mc /ha).
Ossia in questo caso non solo non ci mangiamo il capitale ma nemmeno sfruttiamo tutto l'interesse.
Capite adesso, alla luce di queste considerazioni, l'importanza del piano di assestamento, di anteporre la razionalità gestionale all'istinto? Capite che chi lavora il bosco non è un criminale? Che le segherie non sono lager? Vi rendete conto che si può usare il legno senza compromettere un ecosistema?
Quando ho avuto in gestione il parco di Verona che, come ho detto, contiene anche un piccolo bosco, la prima cosa che ho fatto è stata proprio quella di disporre di un piano assestamento. Ci sono voluti un paio d'anni per trovare i fondi però ce l'ho fatta.
Vi dico solo che la proprietaria del parco, una nota imprenditrice veneta ex consigliera del WWF che compare spesso in TV a sferzare gli italiani pigri a suo avviso e fannulloni, lo ha definito in una sua recente comunicazione scritta: “Una ricerca che non serve a nessuno”.

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