Quando non molti giorni fa mi giunse il primo “Liebster Blog Award”, nell’articolo che è proprio sotto a questo, già rivolsi, non scevro da imbarazzo in fondo, parole che mi scaturivano presagendo ed immaginando come dietro a questa sorta di filo di Arianna si muovesse non tanto nell’accezione filosofica di una evoluzione quanto in quella matematica di un percorso ammiccante di rotonde parole, una spirale quasi infinita anche se un inizio – ahimé rovinandomi la portata emotiva del gesto - da una qualche parte aveva dovuto ben averlo, a muover questo rimbalzar di gratitudine e di pacche sulle spalle.
Palchi oceanici di pubblico in attesa, fondali di cielo stellato a circondar quel palco ove, alla chiamata, andava a consumarsi il gesto della consegna – virtuale s’intende – della palma al vincitore, tra scrosci estatici d’applausi mentre il ritmo della hola donava all’arena la movenza di un mare infinito .. quello della rete che tutta, raccolta infine si era per l’evento.
E a me che non una sola volta accadde di percorrere il passaggio, tutto - ahimé non m’erano toccati che i posti in fondo, quelli vicino al drappo rosso dell'uscita ma tant’è, tardi mi giunse la convocazione – avevo non poco sgomitato e scalciato per raggiungere quel palco scintillante dove Gloria (la valletta), m’attendeva con la coppa (alla vaniglia) ed il mazzo (di fiori, l’altro me l’ero fatto nel cammino), la faccenda parve di non poca fatica anche se di soddisfazione.
Esausto, al termine della doppia maratona, sciolto che si fu l’intero cono di gelato, il primo, mentre al secondo toccò - malaugurata sorte - l’immonda fine in fauci estranee dalle quali proditoriamente tolsi le dita della mano, coperto che fui di quel pizzicor che delle margherite i gambi producono all’istante, mi cullavo nell’idea nascosta dietro al sorriso migliore, che in fondo, su quella spirale ben due volte avevo cavalcato e che adesso, libera, ad altri lidi lontani sarebbe volata proseguendo quel cammino che la rete sa come moltiplicare, condividere, diffondere, con enfasi virale.
L’atto feci in fondo d’alzar le terga stanche quando fui colpito in pieno petto dal rimbalzar d'un nome che veniva annunciato non una , ma tre volte ancora: il mio. Smarrito. Altro non ero. Smarrito in questo infinito che addosso si chiudeva e con esso il precipitar dabbasso della spirale mia, quel moto mellifluo, sinuoso e che tanto m’induceva a pensar che l’orizzonte fosse un attimo sfuggente che cambia ogni qualvolta aggiungi una goccia di sapere, che t’allunga la strada, quella percorsa e anche quella da fare, di cui non vedi, preso dal tuo daffar, la fine.
Non era una spirale. Su di me incombeva una semplice ciambella circolare, un cerchio insomma, una di quelle cose dove l’inizio e la fine si mescolano, dove non sai mai dove si trovano, dove insomma tutto si completa in quella lunghezza ch’é tanto umana, dove ad una nascita e ad una dipartita s’arriva fatto un giro e il cui significato sta, solamente, in ciò che indietro lasci. Non era in fondo una brutta sensazione ed anzi, a ben riflettere sul fatto, una figura nello spazio finita e circoscritta (per l’appunto) s’attagliava meglio a quella provvisorietà che ci vede tutti viaggiar così di fretta, fors’anche troppo qualche volta. E poi, la cosa più importante. Come fare con una spirale a ritrovar quei gesti di piacevole riconoscenza che invece in un cerchio, dopo al massimo un giro puoi sempre trovare? Così come un brindisi che altrimenti faresti con facce sconosciute, non necessariamente quelle di un amico. Forse è per questo che n’hanno fatto un cerchio. Forse è per questo che alcuni amici sonnacchiosi, pur giunti alla fine, sono riusciti a trovarmi e che amici per giunta! La crème de la crème, perbacco!
La prima, Julie dal suo http://jcomejulie.altervista.org e poi, a chiudere quel cerchio senza il quale chissà quando mai ci saremmo rincontrati, Ada con http://www.viva-mente.it e poi Carla, che lascio come dessert visto che ne è una esperta dal suo http://carla.59.over-blog.it/ . Eccoli qui sotto i loro premi!
Evviva il cerchio dunque che s’è chiuso nel ritrovarmi premiato tra coloro che ho premiato. Riconosciuto da coloro cui ho voluto indirizzare un mio commento e che m’hanno aperto gli occhi su questa mia geometria fantastica che però chissà dove m’avrebbe portato. Perduto forse in quell'anonimato che t'accoglie d'infinito.
Resterebbero adesso le incombenze, quelle per cui al premio si dovrebbe rispondere elencando a nostra volta, come a lasciare il testimone, altri amici di rete. Ma il mio cerchio si è chiuso e pertanto me ne esento. Già ebbi a sceglierli e se ancora mi provassi, sembrerebbe una lista secondaria, irriverente, poco dignitosa, come se rappresentassero in una immaginaria fila, quelli della serie B. O se ancora menzionassi qualcuno maldestramente dimenticato l’altra volta cosa dovrebbe mai pensare? Non vi sono altri cui passare questo testimone che oramai gira spensierato e dove noi, amici trovati e ritrovati, con il nostro grande cerchio ci balliamo l’hula hop!