Magazine Cultura
C'è stato un periodo della mia vita, più o meno tra la fine del liceo e l'inizio dell'università, in cui mi prese la fissa per le piantine grasse. Volevo un piccolo cactus e mia madre, che per le piante ha una passione, non se lo fece ripetere due volte. Nel giro di un giorno comparve sulla mia affollatissima scrivania un piccolo cactus, spinoso ma con un delicato fiore rosa fucsia sulla cima. Non era l'epoca dei social, né tantomeno del selvaggio fotografare, e quindi l'immagine resta solo nella mia memoria. Tempo una settimana e il fiore scolorì, cadde e nemmeno il cactus iniziò a stare tanto bene. Dalla mia scrivania, il piccolo cactus fu spostato sul balcone ed è ancora lì che sta ora, bello, rigoglioso, alto e con numerose escrescenze/figli tutto attorno.
Già allora mi rendevo conto che ci sono cose che non sopravvivono ad ogni situazione. Che per far sì che una pianta diventi forte e rigogliosa, c'è bisogno delle giuste condizioni. È la stessa naturale rassegnazione che assumo ora quando, ostinandomi a coltivare piantine aromatiche mediterranee in un clima che di mediterraneo non ha niente, mi trovo di fronte a risultati che non mi soddisfano.
Si coltiva per vedere poi i frutti.Nei fiori, la bellezza dei colori ripaga dell'attesa di vedere un seme che diventa pian piano un piccolo capolavoro della natura.
Si usa anche dire coltivare le amicizie, come se le persone fossero un terreno fertile in cui gettare il seme dell'amicizia e poi raccoglierne i frutti.Il terreno che ognuno di noi porta dentro, però, non è sempre adatto a tutti i semi che la vita decide di gettarci. Ci sono terreni adatti ai fiori e quelli adatti ai frutti, quelli adatti al pascolo e quelli buoni solo per i corvi.
La cosa più difficile, secondo me, è capire quali sono i terreni aridi in cui non nasce niente. È la cosa più difficile e più dolorosa, soprattutto quando ci si rende conto che per anni si è gettato semi di amicizia, di calore umano, di comprensione e di conforto in campi che hanno soffocato qualsiasi germoglio, riempiendosi solo di erbacce.
Ho deciso di non tentare più di coltivare qualcosa dove non c'è alcun terreno per accogliere i miei semi. In animi egoisti e aridi non nascerà mai niente, men che meno quella parola amica che a volte semina la speranza. Nè la maturità né l'esperienza possono cambiare un animo che, nella sua chiusura a qualsiasi cambiamento, crede di essere perfetto.
Ho deciso di non pensare più che sembra brutto, che la gente poi mormora a vedere che non ho più quelle piante sul mio balcone. Che non coltivo più quelle amicizie, insomma.Non prendetevela a male, cari osservatori dei balconi altrui, ci sono cose che non è più tempo di fare.E per me non è più tempo di coltivare campi che meritano di riempirsi di erbacce e che, è questa la verità, sono buoni solo per l'ortica e i sassi.
Potrebbero interessarti anche :