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Lo spaccato antropologico ed esistenziale di una periferia qualunque di una "città moltomoltolontana" qualunque. La vita di Mario. Ragazzo semplice, operaio, amante dei videogiochi e (anche se in un momento di stanca) supereore! Tutto questo e molto altro è "Semplice" di Stefano Simeone.
Come si fa ad affrontare un'esistenza comune dove "si sa sempre quel che sta per succedere", dove la normalità finisce per diventare quasi una prigione, dove l'estrema semplicità può diventare sinonimo di alienazione? Questa domanda mi riporta alla mia esistenza di paese, soprattutto alla mia adolescenza.
Sembrava non ci fosse mai niente da fare. La città era lontana, la gente in giro sempre la stessa, la noia sempre in agguato, eppure ci si inventava qualcosa, magari le stesse cose, pur di aggirare quell'esistenza ridotta.
Ogni personaggio di "Semplice", opera d'esordio di Stefano Simeone, cerca di andare avanti a modo suo, una carrellata di tipi umani che ci commuove e ci fa sorridere ad ogni pagina sfogliata.
C'è Michele, bambinone trentenne con l'erre moscia, che ha l'ossesione per le "Pecove" e s'interroga tutto il giorno su quale sia il miglior nome per un parco a tema, ovviamente sulle pecore.C'è Ernesto, vecchietto nostalgico, campione indiscusso di Boccia-Bowling, che passa le sue giornate a ricordare i tempi andati e a mangiare zucchero filato gusto puffo in compagnia di Brenda, la sua adorata ruota panoramica. Poi ci sono gli operai, che cercano di innescare la "Revolution" contro il malefico capitalista Wolf, colpevole di aver abolito il sacrosanto diritto alla pausa caffè. Infine, ma non per ultimo, c'è Mario, che trova un diversivo nel mondo della sua fantasia. Mario, infatti, anche se "in un momento di stanca", è un supereoroe.
Mario è sempre impegnato nel suo ruolo di della flotta stellare, è comandante in seconda della Revolution, ma trova anche il tempo per gli amici e per aiutare il vecchio Ernesto a vegliare su Brenda, dalla quale si vede la "città moltomoltolontana".
La città "moltomoltolontana" è abitata da ragazzi "molto molto strani". Gli studenti fuori sede. Per Mario queste persone sono incomprensibili. Quando tornano al paese non fanno altro che discutere con paroloni astrusi, anche per dire cose semplici. Mario, quando è in loro compagnia, si sente inferiore. Che ne sa lui di tutte quelle teorie, quei problemi esistenziali, quegli autori dai nomi più svariati. E' un ragazzo semplice, lui.
Mario è impantanato nella sua stanca routine, avrebbe bisogno di una scossa, qualcosa che dia un senso alle sue giornate che stanno diventando sempre più monotone e ossessive.
La scossa arriva da lontano e, manco a dirlo, ha le sembianze di una bella ragazza. Giada, studente fuori sede, carina, gentile e appassionata di cinema. Mario se ne innamora, ma come riuscire a competere con gli altri ragazzi? Quelli che parlano di Nouvelle Vague, che discutono ai cineforum, che vanno all'università? Lui è un ragazzo semplice, generoso ed è un supereroe (anche se in un momento di stanca). Ma questo può davvero bastare?
Giada è l'elemento che sblocca la mente di Mario, è il catalizzatore di una reazione di presa di coscienza che lo porterà a riflettere sulla sua stessa esistenza e, nello stesso tempo, è il propulsore per cambiare uno stato vitale che sa di oppressione.La collisione tra l'abitudine dell'infanzia protratta e l'incertezza dell'età adulta e del nuovo, genererà un vortice di sensazioni esilarante, fino allo scoppio finale dove tutto cambierà davvero.
Simeone, utilizzando toni vagamente infantili, stereotipi scherzosi e una gran quantità di citazioni pop, ci presenta una profonda indagine esistenziale. Le vicende prendono vita in una complicata, e riuscitissima, alternanza tra realtà e fantasia, dove il potere dell'immaginazione sembra essere l'unica panacea per gurarire la tediosità di una vita ferma e apparentemente priva di svolte.
La narrazione è fluida, scorrevole, gioca con gli stilemi della cultura pop e, un pò alla Woody Allen, l'autore si diverte a far interagire la voce narrante con i personaggi e con il lettore stesso. Il risultato è un'intensa e divertente rappresentazione della realtà di provincia, che ancora prima che una regione geografica, è uno spazio mentale, che si scontra con quello della grande città e con i suoi "misteri" incomprensibili.
La tipizzazione antropologica si mischia al racconto di formazione, alla crescita interiore e alla rottura della barriera della solitudine. Anche qui, come in tante altre opere, si è di fronte ad un fenomeno semplice, una cosa che capita a tutti nella vita, ovvero "il diventar grandi". Nonostante questa sua naturalezza, questa parte di esistenza sembra essere, alla fine, sempre una delle cose più complicate e difficili. Forse perchè è proprio qui che tutto si fa più "vero", che il crogiolarsi nella fantasia a volte non basta più e ci si scontra con la dura realtà.
Lo stile grafico di Simeone si adatta perfettamente al contenuto. Con il suo mix di colori e tecniche, l'autore, rende benissimo l' incontro-scontro mentale e geografico. Riesce sempre a smorzare i toni con la forza della sua originale ironia, senza tuttavia smettere di farci percepire la profondità del messaggio e quella vena di malinconia che spesso sottende al racconto di formazione.
Concludendo, "Semplice" è un'opera davvero molto interessante. Mario, sognatore ad occhi aperti, ragazzo semplice di periferia che cerca di colorare la sua grigia realtà con la fantasia, non può non affascinare, coinvolgere e anche intenerire il lettore. Per me è stato molto facile immedesimarmi in lui, mi sono ricordato certe sensazioni, certe giornate passate a fantasticare, in attesa di un cambiamento che sentivo doveva arrivare. Che dovevo cercare. Simeone riempie di magia il tutto con i suoi disegni, i suoi colori brillanti, che strizzano l'occhio alla grafica e ci regala un'eperienza stupenda. Consigliatissimo.
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