La rete strumento potente per aumentare la conoscenza nel mondo del vino; come la vivono gli appassionati?
L'Enoteca del Salone del gusto, affollatissima di appassionati fino all'ultimo giorno
Sempre più spesso, quando mi viene chiesto perché mi interesso di vini, rispondo che sono un “semplice appassionato”. A dire la verità preferisco la definizione anglosassone di wine enthusiast, ma la traduzione letterale in italiano potrebbe dare adito a confusioni…
Mi piace la definizione “semplice appassionato”, perché mette l’accento sulla passione, elemento che sempre più mi sembra essenziale quando si parla di vino. Ma ho qualche dubbio sull’aggettivo: siamo poi sicuro che gli appassionati siano così “semplici”?
La ricchezza delle fonti di documentazione oggi disponibili, anche e forse soprattutto su internet, fa sì che si possa approfondire molto la conoscenza dell’oggetto delle nostre passioni. Ad esempio attraverso enciclopedici strumenti di catalogazione e ricerca come Ablegrape, search engine in oltre 23 milioni di pagine di informazioni sul vino. Ma non solo: la rete mette a portata di mano la possibilità di confrontarsi con esperti, in particolare attraverso i social network. Fioriscono poi occasioni per degustare grandi vini, magari con qualche spiegazione che consenta di aumentare la conoscenza di un vitigno, per non parlare della possibilità di comprendere meglio un terroir attraverso un percorso enoturistico ben organizzato.
Allora forse anche un appassionato che potremmo chiamare “evoluto” può dire la sua in modo non banale su un produttore, un vino, un’annata. E’ il tema della democraticizzazione dei giudizi che la rete porta nel mondo enoico, una delle discussioni a parer mio più interessanti di questi ultimi tempi: quanto pesano i “guru” del vino, e soprattutto quanto conteranno nel prossimo futuro? Per farsi un’idea dell’argomento date un’occhiata, se non l’avete ancora fatto, a due post entrambi molto chiari e interessanti (IMHO): kill your idols oppure no?
Quale che sia la risposta a questa domanda, rimane un fatto: la rete ha e avrà in futuro un suo ruolo nel modo in cui consumatori evoluti, sufficientemente interessati da dedicare un po’ di tempo a farsi un’idea, sceglieranno cosa acquistare e come comprarlo. Compreso il vino, o forse in modo principale i vini (e i cibi di qualità), per la carica emotiva e di passione che portano con sé. E’ un ragionamento non certo nuovo, ma mi chiedo quanti produttori che vogliano puntare a questo tipo di clientela lo sentano vero. Eppure, in un mondo in sempre più rapida evoluzione, quanto è importante per una casa produttrice rimanere in contatto con i propri consumatori e capirne i gusti e le scelte?