Magazine Curiosità
L’agile cervo, consumato dalla curiosità, spiava intento, per sfrecciar poi via ad un tratto al nostro avvicinarsi. Sotto un cespuglio, dello stesso color della terra, guardava un piatto rospo cornuto, gli occhi brillanti, immobile. A occidente le montagne si stagliavano nitide e taglienti contro il tramonto. Molto in basso e lontano si vedeva una grande villa; aveva una piscina, dove si bagnavano alcune persone. Un giardino delizioso circondava la villa, che aveva un’aria benestante e risentita, quella particolare atmosfera che circonda la ricchezza. Ancor più giù, in fondo a una strada polverosa, si levava una capanna in un campo arido e secco. Anche a quella distanza, erano visibili povertà, squallore, fatica. Viste dall’alto, le due case non erano molto lontane l’una dall’altra; bruttura e bellezza si sfioravano. La semplicità di cuore è di gran lunga più importante e significativa della semplicità di possessi. Accontentarsi del poco è faccenda relativamente facile. Rinunciare alle comodità, o al vizio del fumo e ad altre abitudini, non indica semplicità di cuore. Cingersi i fianchi di un perizoma in un mondo avvezzo a indumenti, comodità e distrazioni non indica un essere libero. C’era un uomo che aveva rinunciato al mondo e alle sue usanze, ma desideri e passioni lo consumavano; aveva indossato la tunica del monaco, ma non conosceva pace. I suoi occhi cercavano di continuo qualche cosa e la sua mente era combattuta fra dubbi e speranze. Esternamente, vi disciplinate e rinunciate, stabilite la vostra linea di condotta, per filo e per segno, per raggiungere la meta. Misurate i progressi della vostra ascesa in base alle norme della virtù: come abbiate rinunciato a questo e a quello, come la vostra condotta sia controllata, quanto siate tollerante e gentile, e così via di questo passo. Avete imparato l’arte della concentrazione, e vi ritirate in una foresta, in un monastero o in una camera buia per meditare; passate i vostri giorni nella preghiera e nella vigilia. Esternamente avete reso la vostra vita semplice e grazie a questa pensosa e calcolata organizzazione sperate di raggiungere la beatitudine che non è di questo mondo. Ma si giunge alla realtà attraverso sanzioni e controlli esterni? Sebbene la semplicità esteriore, la rinuncia alle comodità siano ovviamente necessarie, aprirà questo modo di essere la porta alla realtà? Essere volti alle comodità e al successo appesantisce la mente e il cuore, e ci deve essere libertà di viaggiare; ma perché siamo tanto interessati a questo gesto esteriore? Per-ché siamo così appassionatamente risoluti a dare un’espressione esteriore alla nostra intenzione? È forse paura di illudersi, o di ciò che un altro potrebbe dire? Perché desideriamo convincere noi stessi della nostra integrità? Non sta l’intero problema nel desiderio di essere certi, di essere convinti della nostra propria importanza nel divenire? Il desiderio di essere è il principio della complessità. Spinti dal desiderio sempre crescente di essere, internamente ed esteriormente, noi accumuliamo o rinunciamo, coltiviamo o neghiamo. Vedendo che il tempo rapisce ogni cosa, ci aggrappiamo a ciò che è senza tempo. Questa lotta per essere, positivamente o negativamente, attraverso l’attaccamento o il distacco, non può mai essere risolta da nessun gesto esteriore, da nessuna disciplina o pratica; ma la comprensione di questa lotta porterà, naturalmente e spontaneamente, alla libertà dall’accumulo esterno e interiore dei loro conflitti. La realtà non si consegue attraverso il distacco; non è raggiungibile con nessun mezzo. Tutti i mezzi e tutti i fini sono una forma di attaccamento e devono cessare perché la realtà sia. Fonte: "La Ricerca della Felicità" di Jiddu Krishnamurti
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