L’altro giorno stavo corrrendo sotto su un solo cocente. Più che correre, mi sforzavo di non smettere di farlo, cotto come un prosciutto, testardo come un mulo. Ad un certo punto del mio cammino, trascinato per inerzia dalla musica del mio mp3, tra un miraggio e l’altro, mi sono imbattuto in una signora di una certa età. Stava passeggiando con il cane, una razza sconosciuta ma di taglia imponente. Il suoi occhi sorridenti mi hanno rallentato, sino a bloccare la mia incorsa affannosa. Le sua parola non mi giunsero nitide, e docetti staccare gli auricolari e chiedere di ripeterle.
- Ecco, questo è per lei – mi disse porgendomi quello che sembrava un filo d’erba, parzialmente coperto dalla sua mano. La guardia un filo scettico, accerchiato da punti di domanda danzanti ed accettai. – E’ un quadrifoglio. Lo tenga. -
Lo osservai e restai senza parole. La serenità che il suo viso mi trasmetteva era contagiosa, come la bellezza del suo gesto. La ringraziai, spiazzato, due o tre volte, senza troppa ricercatezza, come invece avrebbe meritato. Poi ripresi a correre, il quadrifoglio in tasca ed un sorriso sulle labbra.
Sono i gesti semplici che rendono la vita unica. Sono le persone che ti sorprendono a dare colore ai panorami che calpestiamo o solo sfioriamo, con le dita, giocando con le distanze. Ed ecco che una signora, il suo meraviglioso sorriso che accompagna un gesto spontaneo, un quadrifoglio che piove dal cielo e la consapevolezza di essere fertunato. Di sentirsi fortunato. Solo per essere lì a pensarlo, mentre corro, a perdifiato. Semplicemente meravigliato e quindi sereno…