Via libera alle semplificazioni fiscali dalla Commissione Finanze della Camera
Dopo il Senato, anche la Camera suggerisce lo stralcio della norma sulle società tra professionisti
Dopo la Commissione Finanze del Senato, la scorsa settimana, ieri è toccato alla Commissione Finanze della Camera rendere il prescritto parere sullo schema di decreto in materia di semplificazioni fiscali, approvato dal Governo lo scorso giugno in attuazione della delega fiscale (L. 23/2014).
I due documenti hanno numerosissimi punti di contatto, ma non sono identici, come era peraltro logico attendersi.
Una prima differenza riguarda il regime sanzionatorio previsto in caso di apposizione del visto infedele da parte dell’intermediario (CAF o professionista) sulla dichiarazione precompilata. L’art. 6 comma 1 dello schema di decreto prevede che, fatto salvo il caso di presentazione di dichiarazione rettificativa, il CAF o il professionista sono soggetti al pagamento di una somma pari all’importo dell’imposta, della sanzione e degli interessi che sarebbero stati richiesti al contribuente. Secondo il Senato, se è condivisibile la prospettiva di rafforzare il ruolo e le responsabilità degli intermediari non altrettanto può dirsi per la previsione di trasformare gli stessi in soggetti che si sostituiscono al contribuente nell’obbligazione tributaria. Per questo, la Commissione ha suggerito di sopprimere le parole “dell’imposta” e di valutare eventualmente di intervenire sul livello della sanzione.
Di diverso tenore è l’indicazione fornita dai deputati, che sembrano non avere perplessità sulla sostituzione dell’intermediario al contribuente anche con riferimento alle imposte. Nel parere approvato ieri si chiede solo di escludere le sanzioni nel caso in cui il visto infedele non sia stato indotto dalla condotta dolosa del contribuente.
Identità di vedute invece sulle società tra professionisti. Anche secondo la Commissione Finanze della Camera dovrebbe essere soppresso l’articolo 11 dello schema di decreto, in quanto l’assimilazione delle STP alle associazioni professionali “renderebbe estremamente difficile la possibilità di adottare la società tra professionisti, soprattutto nella versione di società di capitali e cooperativa”. Il problema è legato soprattutto all’applicazione allo stesso soggetto di regole fiscali (principio di cassa) difformi e antitetiche rispetto a quelle contabili (principio di competenza). Ciò, secondo la Commissione, provocherebbe la proliferazione di adempimenti tra loro scarsamente conciliabili e “determinerebbe oneri e complicazioni tali da rendere non economicamente conveniente, né concretamente attuabile, l’impiego di tali forme societarie per lo svolgimento delle attività professionali”.
La Commissione della Camera si occupa anche di società in perdita sistemica. A differenza di quanto espresso in Senato (ove si giudicava opportuno un intervento, ma in un successivo decreto), la Commissione dell’altro ramo del Parlamento subordina il parere favorevole all’ampliamento dagli originari tre a cinque periodi d’imposta il periodo di osservazione previsto per l’applicazione della disciplina sulle società in perdita sistematica.
Allo stesso modo il parere favorevole è condizionato dall’abrogazione della disciplina della responsabilità solidale dell’appaltatore con il subappaltatore, con l’introduzione però di alcune norme di tutela erariale (si veda “Estinzione della società «inopponibile» al Fisco per cinque anni” di oggi).
Può essere forse opportuno ricordare che entrambe le norme erano presenti nelle bozze di provvedimento approdato in Consiglio dei Ministri, anche se poi erano state stralciate: la prima (quella della società in perdita sistemica) per problemi di copertura; la seconda (abrogazione della responsabilità solidale) per problemi di natura politica.
La parola passa al Governo, tenendo presente che, qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, dovrà trasmettere nuovamente i testi alle Camere con le proprie osservazioni.