Sempre di domenica #18 [Il primo del 2014!]
Creato il 12 gennaio 2014 da Frufru
@frufru_90
1- Cosa resterà di questo 2013? Il giro dell'anno in 12 libri! Tra grandi vecchie, Grillo e Renzi, mayali e divette, nuovi Duran Duran e papi star un'istantanea dell'anno che se ne va! Un post davvero divertente che rende bene l'idea di quello che è stato il 2013. Non è una classifica dei libri più belli dell'anno, ma di quelli che lo rappresentano meglio. Alcuni esempi? Peppa Pig, il Papa, Kennedy, Grillo.
2- Umberto Eco: "Caro nipote, studia a memoria". Non so voi, ma io ho studiato davvero pochissime poesie a memoria a scuola, tanto che a volte sono in difficoltà pure su La nebbia agli irti colli piovigginando sale ecc. ecc., anche se la sanno pure i muri. Ho frequentato una scuola che alle nozioni da imparare a memoria dava poca importanza, quello che conta, dicevano i prof, è saper ragionare. Ai compiti di matematica il prof ci faceva tenere vicino le formule di prostaferesi, quella di storia non dava troppa importanza alle date se sapevamo collegare gli eventi, se sapevamo indicare le cause e le conseguenze di un fatto. Io, e credo molti miei coetanei, ho vissuto una scuola così e quindi non ho mai allenato la memoria, consapevole anche dell'esistenza di Google. Ma se fosse davvero così importante come ha scritto Umberto Eco?
3- Abbiamo bisogno di più calzolai e di meno filosofi. Una riflessione personale, interessante, mi sembra.
4- L'odio su facebook e twitter. Ho scelto un articolo a caso per sollevare l'argomento. Personalmente ho sgranato gli occhi già nelle settimane scorse davanti agli innumerevoli (e irripetibili) auguri di morte a Caterina, come se davvero un topo valesse più di una persona. Ma scherziamo? Per come la vedo io, non c'è feto o topo che regga: qualsiasi cosa può essere fatta per curare una persona deve essere fatta. E poi, che bisogno c'è di regalare quegli insulti a una ragazza? Mi chiedo se li avrebbero scritti comunque, se Caterina fosse stata la loro figlia, sorella, amica. Chissà.
Altro caso: Bersani si sente male e giù, da un lato piovono ipocriti elogi da post mortem e dall'altro più veritieri insulti, auguranti una vera morte. Partendo dal presupposto che non mi vestirò a lutto il giorno in cui morirà Berlusconi, sono anche abbastanza sicura di poter dire che non mi metterò nemmeno a scrivere inni alla gioia. Dentro di me farò capriole, ma non ci sarà bisogno di scriverlo ovunque. Tra dire cose brutte vere o cose belle false, credo ci sia un'alternativa: stare zitti. Non capisco perché questa via su internet sembra non esistere. Non scriverò mai cose simili a quelle che altri hanno scritto a Bersani.
Fino a qualche giorno fa credevo che l'anonimato del web fosse un grande aiuto per fare uscire la parte peggiore delle persone, poi ho visto la fiction di Rai1 dedicata a Luigi Calabresi e ho iniziato a pensare che non è internet il problema. Mi sono chiesta che genere di persona sarei stata io, se avessi avuto vent'anni in quegli anni lì, se avessi vissuto in una città importante. Mi chiedo se sarei stata abbastanza lucida da capire che non c'è idea giusta che tenga di fronte alla vita di una persona, mi chiedo se sarei stata in grado di fermarmi un passo prima delle bombe e delle pallottole. Chissà se sarei finita con quello striscione fuori dall'obitorio: giustizia è fatta. Ma quale giustizia? Calabresi pare essere stato solo un capro espiatorio, un uomo che credeva nel dialogo, lasciato completamente solo dallo Stato. Quegli anni di piombo, spezzati, li ho studiati in fretta a scuola, più spesso li ho trovati dentro qualche film, ma non so collegare i nomi alle facce vere, ad esempio. Leggendo su internet ho scoperto che il vicequestore di Milano di quegli anni, Guida, era un ex fascista (il capo delle carceri di Ventotene), su cui si allungarono diverse ombre dopo la morte di Pinelli. Ho letto che Pertini, un giorno che andò in visita a Milano dopo Piazza Fontana, si rifiutò di stringergli la mano. Ecco, questo mi sembra un compromesso più che accettabile tra gli insulti e i falsi elogi.
Mi sto dilungando un po' su questo punto, volevo solo arrivare alla mia personalissima conclusione: che ovunque c'è una folla in grado di garantirci un certo anonimato e di darci l'impressione di non essere comunque i soli colpevoli, ecco, lì ci sentiamo autorizzati a dare il peggio di noi, senza ritenerci neanche responsabili. Sul web oggi, dietro le bombe e le pistole quarant'anni fa.
5- 10 libri italiani da leggere prima dei 30 anni. L'ennesima lista di libri da leggere. Non ci faccio davvero caso, ma al momento sui dieci libri elencati ne ho letti solo quattro (La tregua, Uno nessuno e centomila, La luna e i falò e La ragazza di Bube).
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