Ristorante, interno giorno. Una famiglia a tavola. Un bimbo di 5 anni al quale la madre chiede: "vuoi gli spaghetti o le penne al pomodoro?" il bimbo risponde stizzito "spaghetti spaghetti spaghetti!". Parte la comanda in cucina, arriva il cameriere con gli spaghetti ed il bambino esplode in lacrime (false, Giuda era un dilettante) dicendo che lui voleva le penne. La madre (prostrata ed in panico da pasta al pomodoro) cerca di calmarlo con "si si amore adesso facciamo fare le penne, come vuoi tu". Riparte la comanda delle penne in cucina, ritorna il cameriere con le penne ed il bambino inscena una sceneggiata che manco Merola se l'e' mai immaginata. Intorta la madre dicendo che le penne non sono come quelle di casa, che lui non le mangia, etc etc. Quella invertebrata della madre chiede se abbiamo un particolare tipo di penne e alla risposta negativa del cameriere attacca una filippica sul maltrattamento psicologico dei bambini nei ristoranti (!!!)
In un mondo perfetto, io che ho assistito alla scena dalla cassa, questa l'avrei sbattuta fuori a calci e avrei spedito il bambino in collegio dalle suore a minestrina e patate lesse. Ma non si fa, non e' educato e non e' corretto. Il padre, smanettone dell'iphone, non ha mai alzato gli occhi dal dispositivo fregandosene del teatrino che metteva in scena l'altra meta' della famiglia. Ah gia', non e' un mondo perfetto, anzi, non e' nemmeno piu' un mondo normale.