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Seneca “Il Tempo” (I parte)

Da Lielarousse

Roma 5 marzo 2014

Il tempo

Imbattuta in me stessa, vestita di notti senza sonno col desiderio di possibilità di un tempo che verrà non troppo lontano a portarmi un’epistole dall’amore dove è scritto che anch’io posso essere amata, ed ammirare i colori della Terra e del suo Cielo con meno trasparente terrore mentre assorta dal pensare continuo, spazio tempo, mi rendo conto che di quest’ultimo, il tempo, non mi sono mai curata. E allora ostino il pensare, e mi dico: forse il tempo è come l’amore è come la morte, non lo si vede finché non si manifesta, finché non ce ne rimane più alcuno, come quando è già mattina pure se il buio è ancora dentro di me e fuori il Sole è maestoso, o come quando piango una giovane amicizia andarsene con quasi cento anni nel cuore, sdraiata, ben vestita e pettinata, col volto coperto da sottile velo e un rosario stretto nelle fredde anziane mani. Pertanto, continuo ad approfittarmi di questo tempo riflettendo ricordando. Ma io sono solo io, un’unica direzione che  porta a rincorrere vortice d’infiniti pensieri. Tuttavia, credo non sia sola a provare queste inquietudini emozionali, ci sei anche Tu, fra tutti loro che leggono, Tu con l’animo irrequieto più del mio che digrigni  denti e stringi pugni, che a volte sai, ma altre proprio non lo sai, cosa desideri. Ecco. Questo è per me e per te.
Da oggi, se il tempo mi sarà favorevole, per i prossimi giorni che serviranno a Seneca, converseremo con lui, con gli scritti che ci ha lasciato in dono.

Seneca
Il Tempo

“…nessuna epoca ci è preclusa, a tutte abbiamo libero accesso: lasciamo che il nostro spirito esca dai limiti angusti che ci soffocano  e potrà spaziare nel tempo. Ci sarà possibile disputare con Socrate, dubitare con Carneade, raggiungere con Epicuro la felicità, vincere la natura con gli stoici, scavalcarla coi cinici.”

La filosofia di Seneca è così: una conversazione ininterrotta con se stesso, con gli amici, con gli uomini, fuori dai limiti di spazio e di tempo; egli cerca risposte e soluzioni, mettendo in luce la nobiltà degli slanci, ma anche i dubbi, le incertezze, le contraddizioni dell’uomo e della società. Ci parla come fosse ancora vivo, esponendoci le sue considerazioni e aprendo la strada alle “nostre” soluzioni, ben conscio che anche i pensatori vissuti prima di noi “non ci hanno lasciato risposte definitive, ma problemi da risolvere” .
A rendere attuale il pensiero di Seneca contribuisce il tono colloquiale dei suoi scritti, quel suo sprezzare le riflessioni in considerazioni staccate, che, pur rispondendo a uno sviluppo unitario di meditazione, sembrano scaturire volta per volta ( e in parte è così) dalle sollecitazioni quotidiane della vita, dagli interrogativi etici che essa ci pone.
Montaigne dice delle Epistole di Seneca: …posso lasciarli in un punto qualunque, dove mi piace. Perché non hanno una successione obbligata.
I motivi rimbalzano da uno scritto all’altro, ripresi, approfonditi, corretti, così come suggerisce la varietà di aspetti della condizione umana.
Il tema del Tempo è uno di questi motivi.

Epist. ad Lucilio I^

Dammi retta, Lucilio, dedicati un po’ a te stesso e
tieni da conto, tutto per te, il tempo che finora ti
lasciavi portar via, in un modo o nell’altro, o,
comunque, perdervi. E’ proprio così, credimi: il
il tempo ci viene tolto o sottratto, quasi a nostra
insaputa, oppure ci sfugge non si sa come. E la
cosa più indecorosa è perderlo per trascurata
leggerezza. Prova a pensarci: gran parte della
vita ci scappa via mentre agiamo in modo
sbagliato, la maggior parte mentre stiamo senza
far niente, e l’intera esistenza trascorre in
occupazioni inutili e che non ci riguardano veramente.
Trovami, se sei capace, uno che dia al tempo
il giusto valore, che capisca quanto può essere
importante una giornata, che si renda conto che
noi moriamo un po’ ogni giorno! Perché questo è
il punto: noi pensiamo alla morte come a qualcosa
che sta davanti a noi, mentre in gran parte è
già alle nostre spalle: tutta l’esistenza trascorsa è
già in suo potere. Allora, caro Lucilio, fa’ come
mi scrivi: tieni stretto il tuo Tempo ora per ora:
dipenderai meno dal futuro, se avrai in pugno il
presente.  Mentre rimandiamo le nostre scadenze,
il tempo passa. Tutto ci è estraneo, Lucilio, solo
il tempo è veramente nostro: l’unica cosa di cui
la natura ci ha fatto padroni; ma è passeggera  e
instabile, e chiunque può estrometterci da questa
proprietà. Che sciocchi gli uomini! Quando
ottengono da qualcuno delle inezie di nessun
valore, facili da rimpiazzare, sono pronti a
farsele mettere in conto; ma non c’è nessuno che
si senta in debito, se gli si concede del tempo;
eppure questa è l’unica cosa che non si può
restituire, nemmeno se si prova grande
riconoscenza. Forse ora mi domanderai come mi
comporto io, che, con te, sono così largo di
consigli. Ti risponderò con franchezza: faccio
come un riccone ordinato e diligente, tengo il
conto di quello che spendo. Non posso dire di
non buttare al vento nulla, però posso dire che
cosa butto via e spiegare perché e come; sono in
grado di render conto della mia povertà. Naturalmente
capita anche a me, come alla maggior parte
delle persone cadute in miseria senza loro
colpa, che tutti siano pieni di comprensione, ma
nessuno sia disposto a dare una mano. Ma che
importa? Secondo me non è povero che si fa
bastare quel che gli resta, anche se è poco.
Quanto a te, però, preferirei che tenessi ben
stretto quello che hai; e dovrai cominciare subito.
Perché, come dicevano i nostri vecchi, è troppo
tardi fare economia, quando si è arrivati al fondo;
tanto più che nel fondo non c’è solo ben poco,
ma anche il peggio. Addio.

A domani
Lié Larousse



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