Ad esprimersi così è stato, qualche giorno fa, il presidente del Senegal ,Abdoulaye Wade, nel corso di un meeting, che si è tenuto nell'isola di Goré, tristemente nota per essere il famigerato luogo di partenza per le Americhe dei neri, uomini, donne e bambini, catturati dai mercanti arabi all'epoca appunto della tratta transatlantica.
Il discorso di Wade era rivolto sopratutto al mondo della cultura e della scuola perché i giovani, nei licei e nelle università, conoscessero bene il loro passato affinchè questo non possa mai più ,e per nessuna ragione , riproporsi.
E a tale scopo-sosteneva Wade- necessita sopratutto riscrivere, da parte degli addetti ai lavori, i manuali di storia ad uso degli studenti.
E, per il rappresentante dell'UNESCO, Cristian Ndombi, tanto per la tratta quanto per la colonizzazione, è fondamentale che le giovani generazioni conoscano la verità vera.
Anzi, per Ndombi, bisognerebbe cominciare con tale tipo d'apprendimento già dalle elementari.
Niente di più sacrosanto!
Un particolare però non trascurabile è che, quanto a colonizzazione, in Senegal e non solo lì, la storia non è finita.
Esistono attualmente in tutto il continente africano altre forme di colonizzazione economico-culturale.Lo sappiamo bene.
Quella, ad esempio, nord -coreana.In Senegal.
Colonizzazione che si verifica, in questo caso, con il beneplacito del partito politico in sella e la benedizione dello stesso presidente Wade.
Il Senegal ha conosciuto tempi decisamente migliori.
Oggi non è più così.
Lo riferiscono anche comunissimi osservatori come possono essere i turisti per caso.
E' un paese disorganizzato, perché la dittatura di Wade e dei suoi familiari è una realtà oppressiva che più sfacciata non si può.
Per la gente comune ,che vive nella quotidianità il Paese.
Per esemplificare, voglio solo ricordare il "segno" di quanto detto sopra ossia il famoso monumento del Rinascimento Africano, voluto da Wade e costruito dai nord-coreani, una autentica macchia nella bellezza naturale della corniche di Dakar.
Perciò: "no" allo schiavismo ma anche a tutti i colonialismi possibili e immaginabili.
Anche quelli recentissimi.
Il rapporto conoscitivo con il passato, che sia anche funzionale però ad uno standard di vita accettabile, gli africani di oggi, le giovani generazioni, se messi nelle opportune e giuste condizioni d'agire, paleserà quanto non c'é più bisogno di stampelle altrui.
E sarà presto. Molto presto.
Con o senza i discorsi ufficiali di Wade.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)