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Alla fine di un vertice dei capi di stato dell’Unione europea, nel corso di una conferenza stampa, un giornalista chiede ad Angela Merkel e a Nicolas Sarcozy: «Silvio Berlusconi vi ha rassicurato circa le riforme che la Bce ha chiesto all’Italia?». È fin troppo evidente che il premier italiano non abbia potuto farlo, e qui a due scappa un sorriso imbarazzato, perché a dover essere sinceri, la risposta sarebbe: «No». L’imbarazzo dura quattro lunghissimi secondi, poi riescono a trovare una risposta: «Abbiamo fiducia nell’insieme delle autorità italiane, nelle istituzioni politiche, economiche e finanziarie del paese...». Come a dire: contiamo sull’Italia, ma, via, contare su Silvio Berlusconi è da sprovveduti.
Anche troppo buoni. Chi non conosce Silvio Berlusconi? Uno che fa il premier a tempo perso, che non schioda da Palazzo Chigi solo lì dentro può dirsi al sicuro, che fa fronte alle drammatiche emergenze del paese con un«qualcosa ci inventeremo», che amici e nemici danno ormai finito da mesi... Che garanzie può offrire, uno così? Anche troppo buoni, Merkel e Sarkozy. Ma se, come si è detto, i loro sorrisi imbarazzati sono stati uno schiaffo, questo schiaffo a chi è andato? All’Italia o a Berlusconi? «Abbiamo fiducia nell’insieme delle autorità italiane, nelle istituzioni politiche, economiche e finanziarie del paese...». Nell’insieme, sì, ma non ci imbarazzate chiedendoci se Berlusconi gode della nostra fiducia: non gode più nemmeno di quella che gli italiani gli hanno dato nel 2008
E dunque che senso ha questa isterica levata di patriottismo che dalle pance dei lacché di corte sale come un rutto e nei cretini che cercano un attestato di italiani super partes rumoreggia come un borborigma? Nessuno, se non quello di accettare, di ritorno, quella equivalenza tra paese e premier, tra Italia e Berlusconi, che può trovare senso solo in qualche residuale forma di simpatia per la monarchia assoluta. Siamo ben oltre pure al «right or wrong it’s my country», a meno che non valga l’equazione Italia = Berlusconi. Ma è come pagare uno scampolo di moquette in poliestere e viscosa al prezzo di un tappeto persiano di pregio sopraffino.
E allora com’è che il piazzista si azzarda a tentare la sua truffa? Semplice. Abbiamo perso la capacità di capire la differenza tra tappeto e moquette. O non l’abbiamo mai avuta. Sennò non eravamo a questo punto.
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