Improvvisamente ci venne privato il diritto al pensiero. Improvvisamente lo stesso uomo cercò a tutti i costi di parlare senza il pensiero.
Nell’uomo iniziò a prevalere l’istinto, e il suo stramaledetto egoismo, che gli impedì di capire che basta girare gli occhi, che il mondo sta lì fuori; che nessuno viaggerà al posto vostro e nessuno deciderà per voi, ne tanto meno sul vostro futuro.
Consiste tutto in questo.
L’uomo non riuscirà mai a vivere per se stesso, senza egoismo. E’ quasi inutile privarsene, perché una vita vissuta per gli altri è solo un’opera di bene.
Là fuori, possiamo andare incontro a mille strade, a mille scelte, a mille volti e mille persone: possiamo andare incontro a noi stessi.
Nella vita “tutto è (quasi) possibile”. E, ogni cosa sembra apparentemente uguale. Non capita mai che ti venga chiesto “tutt’apposto?” e che tu risponda di “no”. Non vogliamo far credere del contrario, e ci serviamo di un miliardo di giri di parole che ci portano poi a convincerci che è davvero tutt’apposto. Ed è magico quando riusciamo a nascondere tante cose in una sola parola: “Tutt’apposto” e abbiamo detto tutto, e niente! Perché questo è quello che abbiamo.
Nel mondo tutti ingannano. Solo il 30% della popolazione umana dice la verità. Solo i bambini sono sinceri, fino a quando non scoprono le bugie. Ma se a tutti loro fosse negata sin da principio questa balorda realtà e insensata necessità di imbrogliare, l’uomo non sarebbe così oggi. Ma se solo si sfruttasse tutta questa furbizia sottoforma di intelligenza – come si fa con l’energia eolica – sarebbe un bell’affare per tutti.
La realtà è che questo siamo, e questo siamo destinati ad essere.
Guerre, condanne, uccisioni, battaglie, occupazioni.
L’uomo ha generato di tutto, ma ha dimenticato la cosa più importante: la pace.
Insomma, con questo voglio dire che c’è ancora il rumore della pioggia, le urla dei bambini, la scuola, le uscite, e i ricordi. Voglio dire che c’è tutto. E c’è ancora questo vento leggero di settembre, c’è il sole timido che prova ad uscire, e c’è la pioggia testarda che si ostina a non farlo passare, e sarà sempre così anche dopo Natale. Voglio dire che c’è sempre un grande sviluppo: c’è chi distrugge e c’è chi ripara. C’è il mare, ci sono i sorrisi, ci sono gli amici, i compagni di scuola, c’è da studiare, c’è il bene e c’è il male, ci sono gli esami, la macchina, il viaggio, e c’è l’impazienza, il disastro, l’incoerenza. C’è sempre chi corre, chi fugge, chi piange, chi ride e chi torna. C’è chi crede e chi aspetta. C’è chi pensa e chi ha fretta. E dentro ogni cosa ci sono anche io. Ci sono le stagioni, tutte e quattro. E c’è quella parte di noi che ancora non ascolta, che non vuole capire, che non vuole decidere mai. Ci sono i pensieri – quelli non muoiono mai – e tutto quell’ostinarsi a vivere e vincere. Quel non abbattersi più. Quelle promesse che ti ripeterai. Forse ci sarà anche una fine. Ci sarà il tempo per ogni cosa: per ogni bugia, per ogni errore, per ogni paura e per ogni riuscita. Ci sarà questo vento, che continua a sbattere, e questo freddo che ti assale, e questo sole che non farà mai male.
Forse un giorno l’uomo si stancherà di lottare per la pace; e avverrà quando si stancherà di professarla. E forse la scienza crede ancora che la pace sia una professione. Beh, anche la scienza smetterà di credere a questo, e magari diventeremo tutti degli strani esseri amorfi, senza un fine preciso.
I sogni sono l’unica cosa che ci rimane. I sogni sono l’emozione che la vita non nega. Beh, c’è chi non la pensa come me, ma credetemi che se c’è qualcuno che nega i nostri sogni, quel qualcuno siamo noi perché siamo i medesimi a poter decidere. Io ci penso spesso. E penso a queste parole, penso ai miei silenzi, e a quel silenzio della notte che offre un colore elettrico alle stelle. Penso e le guardo. Sto ore e ore a guardarle da quaggiù, una per una, mi ci incanto, e me ne frego che mi possa venire il torci collo, io li conto. Ad ogni stella do un nome, da potersi sentire importante. E’ bello, ed è anche facile.E’ come correre, inciampare su un sasso, e dare la colpa a quel sasso, quando la colpa dovrebbe essere data alle nostre gambe. Siamo troppo egoisti certe volte. Non ci accorgiamo che la pensiamo male.
Riesco a intravedere la via lattea adesso!
Dicono che sia bella..
Da piccola invece pensavo che fosse soltanto buona, anche se il latte non lo digerivo tanto. Adesso non lo bevo più!
Io ogni sera partecipo all’orchestra della sera.
Non sono pazza, ma sto semplicemente in silenzio qui, e ascolto ogni rumore. Dicono che faccia bene ascoltare. Questa notte penso che “anche oggi sono qua“. Ci penso e sorrido.
Fra qualche minuto penso che mi metterò a rileggere quanto ho scritto. E giuro che è la parte più brutta. La parte in cui cerco sempre di capire, ciò che cerco di capire da sempre.
Non staremo fantasticando un po’ troppo? Conviene aspettare che questa casa arieggi un po’, senza fretta. Ho bisogno di ancora un po’ di spazio per distendermi queste quattro ossa stanche.
Giro la testa da un’altra parte.
Intanto passano gli anni, e il tetto di casa mia sembra aver preso polvere. Dovrei prendere una scala per arrivare a pulirlo. Eppure nessuno ci pensa mai a questo. Ecco perché piove! Per far scivolare via tutta la polvere rimasta sul tetto.
Punto lo sguardo dietro di me, verso una luce.
E’ così bello il mare, nonostante ieri abbi apiovuto, è calmo. Intanto le onde battono sulla deriva, e qualche altro pensiero sulla mia testa.
Forse è meglio che vado a dare un occhiata al tetto.
Il tetto pieno di polvere, di Racconti e Poesie di Una Valigia di Caffè.