Tracciati su rocce scoscese
come lacci di sabbia
avvinti alle vette,
in equilibrio fra burroni,
percorsi da uomini che,
pieni d’amore per la terra,
portano la speranza
sotto la pianta dei piedi,
spinti da grandi ali
e forti sogni di radici.
Rabbrividendo s’ avvolgono
nei loro manti di nebbia,
sbadigliando al canto dei galli.
Sentieri, che scendono ripidi
sotto il sole del mezzogiorno,
per calmare la sete
in timidi ruscelletti
che parlano da soli
con oscuro ciangottìo
in dimore isolate.
Sentieri distesi su pianure
interminabili e monotone.
Sentieri, spossati dal silenzio
sembrano far la siesta
ai margini della loro ombra,
per continuare dopo,
in zigzagante ebbrezza
senza mai raggiungere la mèta.
Ripidi sentieri della vita
su vette e crinali,
in equilibrio su abissi,
come matasse arruffate
di cui vogliamo districare
un debole incerto filo,
fino all’ultimo giorno
d’ineluttabile strepitoso
incolmabile silenzio.
Dove
l’amore è una eco disabitata,
il ricordo un fantasma errante
e la speranza solo il profilo
d’un futuro senz’ altro tempo.
Poesia candidata al Premio internazionale di poesia Piccapane