“e sarò il tuo concetto
d’amore, debole, senza persona” G. P.
§
Già il letto
è colmo della mia febbre,
per questo addio
prima non saputo:
l’amore, tardi
per amore riconosciuto,
e abbandonato,
mi spoglia del mio avere.
Tanto ho acquistato
e perduto,
ho tanto misurato
che ho consumato
i cicli della vita
in una breve corsa.
Non c’è più luna
senza le sue parole,
senza la bocca sua
non c’è più luna.
Non c’è più viso
senza le sue mani,
senza le guance sue
non c’è più viso.
Non c’è più cuore
senza inciampi o rimorsi,
senza bugie segrete
non c’è più cuore.
Senza la strada lunga,
le corse, i rumori,
senza le scale buie,
senza le poche rose,
senza i colori, le voci
del suo Gauguin,
senza la stanza calda
senza il divano,
senza il cielo caldo,
senza la cortesia,
senza la promessa
e l’affrettato ritorno,
non c’è più strada
senza il veloce ritorno,
non c’è più viso
senza il veloce ritorno.
Non c’è più lago
senza il veloce ritorno.
Non c’è più lettere
senza la lunga strada
che mi porta dentro
la bugia segreta
di non amarti amandoti,
di rifugiarti cercandoti,
di sparire in tua presenza,
caldo di rimorsi, caldo
di lunghe corse,
e della luna inesistente.
Vedi là sulla città
scomparsa
tracciato a scritte di fuoco
l’addio; e l’addio;
e l’addio
che percosse la mia memoria,
l’addio che rese nudo
il mio corpo solo,
e il lamento
che il mio corpo nudo,
solo,
fece il garofano
che tu strappasti,
accogliendo subito
le mie parole d’addio.
Perché allora
non mi rinnegasti
dentro il mio dubbio;
perché non giudicasti
che insanamente ti dicevo
addio.
da Chiusa poesia della chiusa porta, Bertani editore, Verona, 1987
Nota Biografica a cura di Arnaldo Ederle
Giuseppe Piccoli nacque il 5 aprile 1949 a Verona. II padre era professore di latino e greco al liceo classico, la madre insegnante di musica. Seguì studi classici senza però portarli a termini, dedicandosi giovanissimo a scrivere poesia, prosa e articoli di critica letteraria per “L’Arena”. Nel settembre del 1981, in seguito a una ricaduta della sua malattia psichica, ferì il padre, che morì dopo pochi giorni, e la madre, che invece si salvò. Venne recluso nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Reggio Emilia per un periodo di detenzione di dieci anni. In seguito fu trasferito in altri reclusori. L’ultimo che lo ospitò fu quello di Napoli dove, nel febbraio del 1987, si tolse la vita.
Bibliografia
Giuseppe Piccoli pubblicò in vita due raccolte di poesie, Di certe presenze di tensione (Guanda 1981) e Foglie, con prefazione di Maurizio Cucchi, nell’”Almanacco dello Specchio”, 1983. Postumo è uscito, curato di Arnaldo Ederle, Chiusa poesia della chiusa porta (Bertani 1987). Una scelta delle sue poesie si trova in Cucchi, Giovanardi, Poeti italiani del secondo novecento (Mondadori 1990). Nel numero 103 di Poesia, Febbraio 1997, escono alcuni inediti a cura di Arnaldo Ederle. Nel numero 213 di Poesia, Febbraio 2007, escono alcuni inediti sempre a cura di Arnaldo Ederle.