Magazine Fotografia
Quando qualcosa non entusiasma, lascia freddi e indifferenti, si dice che è "senza colore"; una realtà triste e negativa è "in bianco e nero"; una giornata senza sole è "grigia". Diciamolo: la nostra dipendenza dai colori è piuttosto forte, viviamo immersi in un mondo di colori più o meno vividi e crediamo che il colore rappresenti l'unica realtà possibile. Eppure molti animali non vedono i colori (ad esempio i cani), altri li vedono alterati, mentre esiste una rara malattia, l'acromatopsia, che rende chi ne è affetto insensibile ai colori. Insomma, le cose sono un tantino più complesse di come pensiamo. E sebbene già a partire dall'antichità siano esistite tecniche artistiche monocromatiche, solo con l'invenzione della fotografia il monocromatismo (o bianco e nero che dir si voglia) ha raggiunto l'apice del successo, prima di piegare di nuovo la testa dinanzi l'avanzata trionfale del colore (complice il Kodachrome...). Oggi il bianco&nero sta tornando di moda, sia quello analogico che quello digitale, con tutte le intonazioni possibili (dal seppia al ciano, passando per i toni del rosso, del verde, del viola). Forse dopo tanta indigestione di colori più o meno forti, più o meno violenti, dopo tanta fotografia supersatura, tante città psichedeliche, automobili dai toni sparati, lo sguardo trova riposante il potersi perdere dentro un'immagine monocromatica. Personalmente, ho sempre amato il bianco e nero principalmente perché lo trovo estremamente affascinante; amo molto anche i colori attenuati e soft, ovviamente: tutto ciò che ha un qualcosa di romantico, di indefinito, di atemporale, mi suscita emozioni positive, nostalgiche se vogliamo, ma tranquillizzanti. Eh si, che in questi tempi vissuti sempre di corsa, la pace e la tranquillità di una foto bianco&nero certo male non fanno (specie se servono a rivelare la magia dei luoghi carichi di storia come quelli delle foto sotto)...